Honey

I – lui e “lei”

“ecco, brava, prendilo tutto.”

“mmmh”

“così… come lo succhi bene, ti piace?”

“mmmh”

“sto per venire…”

II – lui e “lei”

“ti è piaciuto?”

“sì, sei bravissima.”

“pensi che sia stato il massimo? se vuoi conosco un trucchetto che ti manderà in estasi. vuoi provare?”

“oh, certo.”

“bene, allora piegati in avanti e reggiti forte.”

“così?”

“sì, bravo ora apriti bene il culo che ti lecco per bene.”

“oooh, nessuna me lo aveva mai fatto.”

III – lui e “lei”

“non è ancora tutto. sei pronto per il gran finale?”

“sì, fammi quello che vuoi…”

“ho una sorpresina per te…”

“ehi, cosa?…”

“lasciati andare, ti piacerà.”

“no, nel culo, no…”

“mai preso un cazzo nel culo, eh, tesoro?”

“no, non sono mica gay, aaaaaah”

IV – lui e “lei”

“ciao.”

“ciao, tesoro. cosa vuoi?”

“ehm… a proposito di… sai… ieri…”

“sì?”

“diciamo che… in qualche modo… mi è piaciuto…”

“in qualche modo, eh?”

“sì… possiamo rifarlo?”

V – lui e “lei”

“mmmh, come sei stretto. ti piace il mio grosso cazzo dentro di te, eh?”

“mmmmh”

“è bello sentire il tuo buchetto attorno al mio cazzo.”

“mmmmh”

“prendilo tutto, troia.”

“mmmmh”

“ti piace, così? lentamente? che ti apre per bene il buco del culo?”

“mmmmh”

VI – lui e “lei”


“ti piace il cazzo, vero? dimmelo.”

“uuhh… sì…”

“sì, cosa?”

“mi piace sentire il tuo cazzo nel culo. non fermarti.”

“non ti preoccupare. ti scopo fino a quando non ne potrai più.”

“uuuuuh”

“sei la mia puttana anale, adesso. ti piace essere tu la troia? come ci si sente a stare dall’altra parte?

VII – lui, “lei” e l’altro

“come è bello questo buchetto. è stato già usato, più di una volta. ed è di nuovo il momento.”

“oooh”

“dai, infilagli quel tuo palo di carne. lentamente. mi piace osservare che entra. e guardare il suo volto mentre scivola dentro.”

“aaah”

“ti piace? ti piace essere scopato, eh?”

“mmmmh”

“bravo, scopalo per bene. faglielo sentire.”

VIII – lui, “lei” e l’altro

“ora tocca a me.”

“oooh, no…”

“bravo, tu fagli succhiare il tuo.”

“mmmmh”

“oh, che bel culetto morbido e stretto.”

“uuuh”

“ti piace il suo cazzo da succhiare? è bello, vero?”

tratto da “honey lickers sorority” di C. Zanier

Dominio

I – lui

la stanza era immersa nella penombra. su un tavolino intarsiato era accesa una abat-jour la cui fioca luce era rivolta verso il basso e in parte verso di me. in questo modo, della persona seduta nella poltroncina a fianco del tavolino, erano illuminate soltanto le gambe mentre il resto, volto compreso, era praticamente indistinguibile rispetto allo sfondo scuro. le gambe, ben tornite ed accavallate, erano velate da calze a rete fitta. ai piedi si scorgevano un paio di stivali dal tacco altissimo, neri ed avvolgenti.

tamburellò con la mano appoggiata al tavolino, con le unghie smaltate di rosso acceso.

io rimanevo in piedi, in attesa di istruzioni.

II – lui

“spogliati”. una voce di donna. sensuale ed autoritaria.

cominciai, lentamente, a denudarmi. mi tolsi la giacca. mi sbottonai la camicia. mi tolsi scarpe e calze. rimasi quindi a torso nudo e a piedi nudi. cominciai ad armeggiare sulla cintura.

“aspetta.” disse. “girati un attimo”. mi voltai, inarcando la schiena e contraendone i muscoli.

“sei molto bello. continua.”

III – lui

mi girai nuovamente. tolti i pantaloni si poteva chiaramente vedere il cazzo in erezione sotto i boxer attillati. infilai i pollici sotto all’elastico, ma istintivamente mi venne da voltarmi. un attimo di pudore, per non mostrare subito il mio sesso nudo.

mi chinai, per far scivolare fino ai piedi i boxer.

“sembri una statua di un dio greco. rimani così.”

mi muovevo lentamente, contraendo a turno i vari muscoli, come fanno i body-builder durante le esibizioni.

IV – lui


“il tuo culo è splendido. apriti i glutei con le mani. fammi intravedere il buchino che ci sta in mezzo.”

spinsi verso di lei il fondoschiena, offrendomi alla sua vista in modo osceno.

“ora vieni qua. voglio vedere anche il resto.”

mi avvicinai ma coprii il sesso con le mani, nascondendolo alla sua vista fin quando non fui a pochi centimetri da lei. allungò una mano per spostarmi, delicamente, prima un braccio e poi l’altro. nella penombra colsi una espressione di sorpresa, di compiacimento.

V – lui

guardai verso il soffitto mentre percepii sulla pelle, ormai tesa al massimo, il suo respiro leggero. con due dita mi accarezzo in modo quasi impercettibile lungo tutta la lunghezza dell’asta.

tornò ad appoggiarsi allo schienale della poltrona. ulteriori contatti erano rimandati.

“mettiti a quattro zampe.” cominciai ad inginocchiarmi.

“no, girato. voglio guardarti il culo.” obbedii.

VI – lui

“appoggia le spalle a terra. ecco, così, bravo. ti piace questa posizione? l’hai mai assunta prima di fronte a qualcuno? hai mai offerto in modo così spudorato le tue terga?”

non risposi, non credo che le domande prevedessero una risposta.

“infilati un dito in bocca. insalivalo per bene, deve essere bello scivoloso. perchè poi voglio che te lo infili su per il culo.”

fece quasi fatica a terminare la frase. appariva molto eccitata.

VII – lui

“bravo, continua così. ti piace? spero di sì. non sai quanto sei bello, così forte, così muscoloso e così sottomesso, così arrendevole ai miei desideri.”

sul tavolino avevo notato una piccola campanella. fu quella che risuonò per un attimo nella stanza e, poco dopo, si aprì una porta, facendo entrare una lama di luce. entrò qualcuno che arrivò davanti a me, fermandosi proprio con i piedi davanti alla mia faccia.

piedi insoliti. grandi, quasi maschili, ma curati e con qualcosa di femminile.

non attesi neanche l’ordine che mi fu dato e iniziai subito a baciarli e leccarli.

VIII – lui

ruotando di lato la testa diedi uno sguardo verso l’alto. vidi per prima cosa delle gambe, muscolose ma aggraziate, dalla pelle liscia, rasata e di color nocciola. più in alto, penzolante, un grosso membro maschile, innestato in un corpo che andando verso l’alto appariva sempre più femminile. vita stretta, seno abbondante. il volto, incorniciato da lunghi capelli neri ricci, era quello di una donna, lineamenti dolci e raffinati.

“ti piace Alexis?” mi chiese la donna alle mie spalle.

IX – lui

steso esausto sul pavimento sentivo l’addome reso appiccicoso e umido dalla mia abbondante venuta. il pene, ancora semirigido, piegato di lato e pressato tra il pavimento e il mio inguine. sulla schiena gli schizzi di Alexis si andavano pian piano asciugando.

il transessuale se ne era andato e così la donna sulla poltroncina. dopo aver assistito alla mia prolungata sodomizzazione si era avvicinata, aveva afferrato il mio cazzo, stringendolo e causandomi l’orgasmo istantaneamente.

“sei stato bravo. domani avrai la tua ricompensa.” erano state le sue ultime parole, sussurratemi.