Sì, lo voglio (1a parte)

Una sposa che ama farsi fotografare…

Era il giorno del mio matrimonio. Mi ero sposata da poche ore. Eravamo nella villa del ricevimento. Gli ospiti erano impegnati nell’aperitivo che precedeva la lunga cena. Io e il mio neo maritino stavamo facendo un po’ di foto con il fotografo che avevamo assoldato. Mio marito scalpitava e sbuffava. Non aveva voglia di fare da modello per tutte quelle foto. Io invece volevo avere più foto possibili con addosso il meraviglioso abito che avevo acquistato. Poi la location meritava, negli splendidi saloni al primo piano dell’antica villa che avevamo affittato.

“Va bene, dai, può bastare. Tu torna pure dai nostri ospiti. Io, se non ti dispiace, invece, resterei qui a farmi fare altri ritratti dal nostro fotografo, ok?”

Fu questa la mia proposta che mio marito accolse con sollievo. Forse non è molto usuale per una sposa farsi fotografare da sola ma non mi importava. Sapevo che il fotografo era molto bravo e volevo delle belle foto per me.

E così rimasi sola col fotografo che mi diede l’impressione di gradire quel cambiamento. Io ero una modella ben predisposta e pronta a seguire le sue indicazioni, mentre mio marito non aveva fatto altro che lamentarsi e a fatica assumeva le pose e le espressioni che il fotografo gli suggeriva. Restando sola il suo lavoro divenne più semplice e piacevole e l’atmosfera più rilassata.

Rilassata a tal punto che mi stavo proprio divertendo a fare la modella e non so perché, scherzando e forse sotto l’effetto dei primi brindisi che avevamo fatto appena arrivati sul posto del ricevimento, iniziai a fare un po’ la stupida. Accentuavo le pose da modella, le espressioni che facevano sulle riviste e poi feci anche il gesto di sollevare la gonna del vestito da sposa, per mettere in mostra le gambe per una foto un po’ più sexy.

Il fotografo stette al gioco e mi incitò a continuare. Mi sentii bellissima nel mettermi un po’ in mostra di fronte ad un obiettivo professionale e sull’onda dell’entusiasmo esagerai un po’.

“Queste le farai vedere solo al marito, mi sa.” commentò lui mentre io gli mostravo le terga con la gonna completamente tirata su. Sotto indossavo un perizoma bianco che lasciava scoperte tutte le chiappe.

La situazione cominciò ad eccitarmi. Mi piaceva l’idea di avere foto un po’ osé con indosso il vestito da sposa.

“Allora se è così… posso osare un po’ di più…” dissi quasi stupendomi da sola delle parole che avevo pronunciato e soprattutto dell’idea che c’era dietro.

“Fai pure… per quanto mi riguarda: segreto professionale.” mi rassicurò il fotografo.

Ero appoggiata ad un grande pianoforte a coda al centro di un salone con stucchi e marmi. La gonna come detto era già stata tirata su.

“Dai, scatta, allora.” gli ordinai mentre infilai i pollici sotto all’elastico del perizoma e cominciai ad abbassarlo.

Il sentire il rumore degli scatti della macchina fotografica mi eccitava. Mi stavo mostrando nuda all’obiettivo.

“Cazzo…” mormorò il fotografo quando le mie mutandine raggiunsero a terra le scarpe col tacco che indossavo.

“Che c’è?” gli chiesi rialzandomi e girandomi e riabbassando la gonna.

“Eh… niente… mi sono eccitato.” ammise lui sudando nervosamente.

“Dai, non ci credo. Chissà quante modelle bellissime nude avrai già fotografato. Non credo che io possa farti più effetto di loro.” l’avevo visto il suo portfolio sul suo sito, faceva un sacco di foto di nudi, molto eleganti ma anche erotiche e in parte l’avevo scelto anche per quello, non perché avessi programmato di farne ma perché mi aveva colpito il suo stile.

“Sì, ma quelle sono modelle, si spogliano per lavoro… una che lo fa così spontaneamente… una appena sposata, durante le foto del matrimonio, ecco… non mi era ancora capitato.”

“Davvero ti sei eccitato?” gli chiesi di nuovo mordendomi le labbra. Percepivo un calore al basso ventre. Anche io ero eccitata. Per il gesto che avevo fatto ma anche per la reazione che avevo provocato, apparentemente.

“Eh sì.” rispose lui e come per dimostrarlo spinse in avanti il bacino mettendo in mostra il tessuto dei pantaloni, teso da qualcosa di duro e gonfio sotto.

Restammo così un attimo a guardarci. Io gli guardavo il pacco e poi gli occhi. Lui le mutandine ai miei piedi e poi gli occhi. C’era tensione. Tensione sessuale.

“Davvero?” gli chiesi di nuovo ma non per avere risposta, solo per accompagnare il passo che feci verso di lui, per arrivargli vicina. “Fammi vedere le foto che hai fatto.” aggiunsi.

Lui tirò su una delle macchine fotografiche che aveva al collo e la girò per mostrarmi il piccolo monitor sul quale comparve la foto del mio culo nudo. Sembrava il culo di una modella. Non l’ho avevo mai visto così bello. Fece scorrere le foto e si vide il mio gesto di abbassarmi le mutande al contrario.

“Ti eccitano queste foto?” gli chiesi con voce rotta dall’eccitazione che avevo io nel vederle.

“Sì.” rispose senza esitare.

Abbassai una mano e gli tastai il pacco. Intanto dalla mia fica sentivo colare gli umori. Era duro e grosso ed era così per me, per avermi fotografato il mio culo nudo.

Si mise a ridere e quella reazione mi stupì. Per un attimo temetti che mi stesse prendendo in giro. Anche se il cazzo non poteva mentire.

“Che c’è?” domandai.

“Niente, niente…” disse lui.

“Dai, dimmelo.”

“No è che… pensavo… che il primo cazzo duro che hai toccato da donna sposata non è stato quello di tuo marito.”

Rimasi interdetta. In fondo era vero e ancora più in fondo non ne ero dispiaciuta. E questo forse mi colpì ancora di più.

“Non l’ho veramente toccato…” dissi per cercare di giustificarmi senza rendermi conto che in realtà la frase si prestava a generare ulteriori sviluppi.

“Vuoi farlo?” chiese subito lui.

Restai immobile per un po’. Entrambi respiravamo profondamente. Era il momento per interrompere tutto. Per rientrare nella normalità e fermare quella situazione anomala e inopportuna. Ero in pieno controllo. Potevo farlo. Ma non volevo veramente.

Annuii leggermente. Lui mi guardò con aria stupita ma compiaciuta. Gli slacciai la cintura e abbassai un po’ la zip. Spostai l’elastico delle mutande e infilai la mano. In quel momento sì, stavo toccando un cazzo caldo e duro e non era quello di mio marito, nonostante fossi sposata da poche ore.

Glielo tirai fuori e lo guardai. Era bello. Mi colpì per quello. Era anche abbastanza grosso ma soprattutto era perfettamente proporzionato e armonioso. Era veramente un cazzo bellissimo. Quello di mio marito al confronto era bruttino e storto.

“Adesso lo hai proprio toccato…” commentò lui per rompere l’imbarazzo.

“E anche visto… è molto bello…”

“Grazie.”

Ci fu una nuova pausa di silenzio durante la quale non mollai la presa sul suo cazzo. Una moltitudine di pensieri stava affollando la mia testa. Pensai agli ospiti di sotto, a mio marito, al cazzo del fotografo da cui mi sentivo attratta. Ebbi la netta sensazione di una lotta interiore, come si vede nei fumetti, tra la me stessa angelica e la me stessa diavoletta. Mi ritrovai a tifare spudoratamente per la mia parte diabolica.

Senza dire niente e quasi senza averlo deciso consciamente mi ritrovai ad abbassarmi e inginocchiarmi per osservare quel cazzo da vicino. Era proprio bello, con le vene in risalto e la cappella turgida di forma perfetta.

“Che… che fai?” mi chiese quasi spaventato il fotografo. Evidentemente anche lui nel frattempo aveva un po’ pensato alla situazione e cominciava ad avere paura delle possibili conseguenze. Cosa sarebbe successo se in quel momento fosse entrato qualcuno in quel salone?

Fu con quel pensiero che mi decisi ad affrettare i tempi. Avevo troppa voglia di farlo e dovevo ridurre i rischi.

Aprii la bocca e ci infilai dentro la cappella, leccandogliela bene con la lingua roteante. Le mie labbra ancora perfettamente delineate dal rossetto che mi aveva messo la truccatrice, si chiusero attorno a quella bell’asta dura.

“E il primo cazzo che hai preso in bocca da sposata…” commentò il fotografo quasi per dovere di cronaca.

Mi bastarono pochi secondi. Quello che volevo fare era il gesto. Non avevo intenzione di fargli un pompino. Non potevo rischiare. Quindi mi rialzai subito.

“Ebbene sì…” dissi rispondendo al suo commento.

“A questo punto…” intervenne lui con una espressione molto arrapata.

“Cosa?”

“Perché non concludere l’opera?”

“Cosa intendi?”

“Sei senza mutande…” disse indicandole lì sul pavimento. “Rimettiti sul pianoforte e lascia che il mio cazzo sia il primo anche a entrare dentro di te…”

“No… sei matto?” gli risposi odiandolo perché mi aveva insinuato in testa quella idea che era troppo folle per essere messa in pratica e dunque tremendamente attraente.

“No, sono solo super eccitato per la neo sposa maiala che mi trovo davanti.”

“Appunto… neo sposa… poche ore fa ho giurato fedeltà…”

“E pensi che sarai sempre fedele? Cosa cambia non esserlo adesso o non esserlo fra qualche anno?”

Sarei stata una sposa fedele? Avvicinandomi al matrimonio avevo pensato di sì, nonostante non fossi stata una fidanzata fedele. Avevo messo diverse corna al mio futuro marito. Ero fatta così, non resistevo alle tentazioni, e quando un uomo che non mi dispiaceva dimostrava di avere voglia di scoparmi… mi piaceva accontentarlo. Però, mi ero detta, col matrimonio cambierà tutto, col matrimonio farò la brava e smetterò di essere un po’ puttanella. E invece erano passate pochissime ore e mi ritrovavo in compagnia di un uomo che voleva infilare il cazzo dentro di me, dopo che già glielo avevo toccato e preso in bocca. E mi era piaciuto tantissimo farlo. E mi attirava l’andare oltre, mi attirava tantissimo. Anzi proprio il fatto di essere sposata mi amplificava questa voglia. Era ancora più proibito e trasgressivo.

“Sì lo voglio.” dissi al fotografo stupendomi per una sorta di senso dell’umorismo che conservavo in quella situazione rischiosa e moralmente deprecabile.

Mi posizionai, alzandomi la gonna e scoprendo il culo con le gambe un po’ aperte.

“Fai veloce.”

Lui si posizionò e mi prese per un fianco con una mano, mentre con l’altra si teneva il cazzo per indirizzarlo verso la mia fica. Sentii la cappella strisciare contro l’interno coscia, lasciandoci un po’ liquido preseminale.

Poi sentii il mio nome. Qualcuno urlava il mio nome. Una voce sempre più vicina.

“Cazzo!” dicemmo in coro io e il fotografo per poi subito ricomporci e darci un contegno.

Alla porta del salone in cui eravamo si affacciò la mia testimone di nozze. Io ero parzialmente seduta sul pianoforte, con la gonna di nuovo fino alle caviglie, fingendo di essere in posa per una foto. Il fotografo non aveva fatto in tempo a rimettersi dentro il cazzo che quindi ancora svettava fuori da mutande e pantaloni. Quindi l’unica cosa che aveva potuto fare era stata quella di mettersi con le spalle alla porta nella posizione di chi stava scattando una foto.

“Ah, sei qui? Quanto ne avete ancora? Giù ti stanno aspettando.” disse la mia migliore amica.

Il fotografo con tutta la apparente tranquillità girò la testa e disse calmo:

“Le stavo facendo gli ultimi scatti. Adesso scende.”

“Perfetto.”

Io mi morsi le labbra per cammuffare e reprimere una risata nel vedere quell’uomo col cazzo dritto parlare con la mia testimone come niente fosse.

Che cazzo avevo rischiato di fare? Avevo perso la testa. Per fortuna eravamo stati interrotti. Ma cosa pensavo di fare? Di farmi scopare da un mezzo sconosciuto il giorno del mio matrimonio, con gli invitati e mio marito di sotto. Ma cosa ero diventata? Possibile che per un bel cazzo ero disposta a rovinare tutto?

Con questi interrogativi stavo scendendo le scale per tornare nella normalità della festa di nozze. La cosa folle era che più ci pensavo e più la risposta che mi davo era che mi era piaciuto quel brivido. In una giornata già così emozionante quel rischio guidato dalla lussuria mi era sembrato la cosa più attraente di tutte.

Da un certo punto di vista ero sollevata dal fatto che fosse arrivata la mia amica. Dall’altro avrei proprio avuto voglia di trasgredire in quel modo e di riservare ad un altro il privilegio di “sverginare” la sposa. Era una cosa così perversa che mi pareva bellissima. Mi sentivo in colpa con mio marito ma allo stesso tempo trovavo il fatto ancora più intrigante. Tradirlo da moglie era ancora più eccitante. Era irresistibile.

Quando mi ritrovai di nuovo in mezzo ad amici e parenti, a brindare e a ringraziare, mi resi conto che avevo lasciato di sopra le mutandine. Mi ero dimenticata di rimettermele. Dovevo tornare di sopra prima che qualcuno le trovasse. Per rimettermele. Oppure no. Era eccitante essere nuda sotto senza che nessuno lo sapesse.

Avevo pensato tante volte al matrimonio, ma a viverlo in modo trasgressivo e sentendomi una puttanella non l’avevo previsto. L’avevo pensato come una cosa bella, una cosa romantica, anche una cosa divertente oppure noiosa. Ma eccitante no. E invece era la parte migliore.

In ogni caso dovevo tornare su e nascondere le mutandine, se proprio non volevo rimettermele. Quando riuscii a liberarmi di alcuni invitati feci per andare ma in quel momento incrociai il fotografo. Mi sorrise in modo complice e dal suo taschino vidi comparire un po’ di tessuto bianco. Non era un fazzoletto. Era il mio perizoma. Gli sorrisi di rimando e sentii gli umori colarmi lungo le gambe. Sentii anche l’interno coscia ancora bagnato dal liquido lasciato dal suo cazzo.

Ebbi quasi un orgasmo silenzioso, dopo tutte quelle stimolazioni mentali. Mi aggrappai a mio marito, sentendomi le gambe cedere un po’.

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