Un racconto del cazzo

Eccheccazzo!

È la prima volta che lo fa davanti a me. Lui è quello solito, quello di cui finora mi ha solo parlato. Me lo ha presentato quando è arrivato, ma io quasi non l’ho guardato. Non so perché. Preferisco che resti un po’ una figura spersonalizzata. Ognuno adotta i suoi metodi per accettare il fatto che gli piaccia che la propria ragazza scopi con altri.

Io mi sono seduto in disparte. Loro sono in piedi. Una davanti all’altro. Si toccano, si accarezzano, si abbracciano. Si baciano. Mi dà un po’ fastidio vedere quel bacio appassionato. Si avvicina un po’ troppo all’amore, allontanandosi dal semplice sesso.

La mia ragazza sta armeggiando con le mani all’altezza della sua cintura. Ci mette un po’ a slacciarla e ad abbassargli i pantaloni. Poi ci impiega un attimo, invece, ad infilare le mani nei suoi boxer. Tira fuori il suo cazzo e continua ad accarezzarlo con le mani.

Mi colpisce. È la prima volta che vedo le mani della mia ragazza che afferrano, palpano e giocano con un cazzo che non sia il mio. Un pugno nello stomaco. Finora era una immagine mentale. Ora è vera, davanti a me.

Percepisco il desiderio di lei dal modo in cui tocca il cazzo di lui. Lo vuole. Lo brama.

Sembra durissimo quel cazzo. Svetta rigido rimbalzando per tornare in posizione ad ogni strattone che gli dà lei. Sembra anche piuttosto grosso. Me l’aveva detto, infatti. Ero un po’ invidioso di questo. Ma mi eccitava esserlo. Ora invece lo vedo dal vivo. Sono ancora più invidioso. Mi sembra più bello del mio. Più duro. Mi chiedo se il mio sia mai stato così duro come sembra essere quello, tra le mani della mia ragazza. Credo proprio che a lei piaccia più quello del mio.

È largo. È… maschio. Non so come meglio definirlo. La cappella svetta, lucida e perfetta. Della dimensione giusta rispetto all’asta, che a sua volta è piena di vene in risalto. Mi balena in mente una immagine di un cazzo perfetto che ho visto disegnato nella mia collezione di fumetti. Era di Eleuteri Serpieri, un maestro della matita.

È passato qualche minuto ed io mi accorgo che li ho passati fissando il cazzo di lui. È la presenza anomala, quella che certifica la mia condizione di cuckold. Le mani che lo stringono, infatti, sono quelle della mia ragazza. Anzi, ormai non sono più le mani. Lei si è inginocchiata e sta per prenderlo in bocca. Prima di farlo lo guarda, lo ammira. Ne è rapita e sembra adorarlo. Mi domando come sia il modo in cui lo sto guardando io.

Non credo che lei abbia mai mostrato quella golosità nell’infilarsi in bocca il mio cazzo. Ma la capisco. Capisco che quel cazzo faccia venire voglia di… cioè non intendo che fa venire voglia a me… però. Ecco. È un cazzo fatto apposta per essere assaggiato.

Quando lei si tira indietro con la testa ne scopre la metà dell’asta che prima aveva ingoiato, metà che rimane lucida di saliva. Con le dita gioca delicatamente con le sue palle. Non mi ci ero soffermato fino a quel momento, ma sono gonfie, sode, un po’ pelose. Sono anch’esse un bel vedere, cosa non scontata per quelle due estremita che abbiamo, spesso goffe e dondolanti oppure ritratte e quasi invisibili.

Come faccia a non averle già sborrato in bocca, mi chiedo. Ad un pompino del genere io non avrei resistito così tanto e invece lui è ancora totalmente rigido e in forma. Chissà quanta sborra uscirà da quei coglioni. E lei mi ha detto che con lui non toglie la testa. Non fa la schizzinosa. Sono pensieri dolorosi eppure eccitanti.

Il mio cazzo l’ho dimenticato lì nei pantaloni. Cerca di attirare la mia attenzione con una erezione patetica in confronto a quella che sto ammirando. Ma non lo devo toccare o sarebbero guai. Non devo sborrare così presto. È già difficile assistere a quello a cui sto assistendo, non potrei farlo a palle svuotate e cazzo moscio.

Lei non si accontenta del pompino, ma si mette in posizione. Mostra a lui le terga e si appoggia con le ginocchia ai bordi del letto. Vuole essere presa da dietro, come le piace. O almeno come mi ha detto che le piace.

Finora io è come se non fossi esistito. Non mi hanno degnato di uno sguardo. Ma in quel momento lei si gira. Mi fa cenno di avvicinarmi. Vuole che osservi da più vicino. Anche io desideravo farlo, ma non avrei osato senza il suo invito.

Mi metto vicino, seduto sul bordo del letto, al loro fianco. Sono così vicino che ora di quel cazzo non solo posso vederne perfettamente tutti i dettagli, ma ne sento persino l’odore. Sento anche quello di lei, che conosco, ma c’è un altro afrore. Un odore maschio. Sudore, pre-sborra, feromoni.

Le prime volte non si scordano mai. Ad esempio la prima volta che vedi un cazzo che non è il tuo entrare nella figa di una ragazza che invece è la tua. O almeno lo dovrebbe essere. O almeno lo è in tutti gli altri momenti. In questo, invece, è sua.

Ma se quando lei è mia sento che in effetti è mia, cioè è della mia persona, in questo momento mi rendo conto che lei non è sua del senso della persona di lui. È sua del suo cazzo. È quello che le piace. Che la fa godere. Che la fa sentire una persona diversa, che la trasforma in una troia.

È il cazzo il protagonista. Lei lo brama impaziente, lo vuole sentire dentro. Lui di sicuro è concentrato su di esso, si sente potente attraverso quella sua appendice. Io lo sto osservando. Non riesco a non guardarlo. Ne sono affascinato. È con quel cazzo che lui sta sancendo il predominio su di lei e su di me in questo momento. È per merito di quel cazzo che sta per avvenire che la mia ragazza verrà scopata davanti a me.

Sta tutta lì la differenza. Il mio cazzo è chiuso nelle mutande e nei pantaloni. Il suo cazzo è a pochi centimetri dalla fica della mia ragazza che è lì umida e spalancata. Non attende altro.

Gliela apre, le labbra si dischiudono senza opporre nessuna resistenza. È fatta. Sono testimone ravvicinato, ravvicinatissimo, del fatto che lei è posseduta da un cazzo che non è il mio. Lo vedo uscire, bagnato di umori, e lo vedo rientrare. Sento il gemere di lei. Quei suoni che emette quando è vicina al godere e che mi piacciono così tanto. Eppure è appena entrato ma lei sta già godendo.

Non ho mai avuto questa visuale di lei. Non vedo cosa succede quando è il mio cazzo che entra in lei, eppure ho la sensazione che con me non ci sarebbe questa visuale. Lei sembra più aperta, più audace, più priva di pudore nello spalancare così le gambe per accogliere fino in fondo.

Già, fino in fondo. Ora che ci penso la cappella di lui la sta toccando in punti che io forse non ho mai raggiunto, per poco ma non ho mai raggiunto. O forse no, forse più di tanto non si va in là dentro la sua fica. Certo ci sarebbe un altra via per inoltrarsi in lei sicuramente più di me, ma non credo che…

E invece sì. L’ho sentita godere. Dico sentita perché alla fine l’ho guardata poco, o meglio ho guardato sempre e solo la sua fica. E il cazzo di lui che la allargava. Non ho avuto il coraggio sicuramente di guardare in faccia lui, ma neanche lei. Una sorta di pudore, una sorta di timore di non riconoscere una espressione di libidine così intensa da non avergliela mai provocata.

Il cazzo di lui è uscito e sembra non aver ancora sborrato. Gronda di umori e di pre-sborra ma è ancora rigidissimo, inscalfibile.

La guardo in faccia, adesso, ma solo perché mi ha rivolto la parola. Prima mi aveva chiesto di avvicinarmi, ora mi sta chiedendo una mano. Mi allunga un tubetto. Vuole che la prepari. È un colpo basso, una umiliazione. Eppure ero stato io a chiederglielo. Forse era stato uno dei primi desideri da cuckold che le avevo espresso, ma non credevo potesse succedere veramente.

Faccio colare alcune gocce del gel lubrificante sulle punte delle mie dita. Le guardo. Poi guardo il culo che lei si sta spalancando con le mani. Poi guardo la mano di lui che fa su e giù sul cazzo, come se avesse bisogno di mantenere una erezione che invece non accenna a perdere colpi.

Le massaggio i contorni del buco e poi mi insinuo dentro. Entro con le dita, faccio un po’ avanti e indietro e poi mi spingo fino a raggiungere il limite di quanto io sia mai entrato nel culo della mia ragazza, la lunghezza del dito medio. È morbida, accogliente, pronta.

Guardo il cazzo di lui. Mi chiedo come possa non farle male, così possente. Deglutisco nervoso al posto di lei, che non lo sta vedendo, ma sa benissimo cosa la aspetta.

Mi sembra pronta. Anche il cazzo di lui mi sembra pronto, ma non si fa avanti.

È in quel momento che, per la prima volta, alzo lo sguardo e incrocio quello di lui. Fa un cenno e mi guida con gli occhi. Io li abbasso, con atto di sottomissione.

Il momento che temevo è arrivato. Il momento che segretamente aspettavo è arrivato.

Controllo che lei non stia guardando indietro, che non si accorga di niente. Lei ha gli occhi chiusi e la faccia appoggiata di lato al copriletto. Un po’ di bava le esce dalla bocca. È già quasi in estasi e le importa solo che le mie dita escano presto dal suo culo, sostituite dal cazzo di lui.

Cazzo che prendo in mano, timoroso e desideroso. È caldo, bollente. Non me l’aspettavo. Non sento così caldo il mio quando mi sego. Ed è duro, durissimo, un pezzo di legno. Ce l’ho mai avuto così duro io? Allo stesso tempo la pelle è morbida. La tiro un po’ indietro e scopro del tutto la cappella.

Ho un istinto, che reprimo. Non c’è bisogno che lo scriva.

Sto guidando il cazzo di un ragazzo a me sconosciuto nel culo della mia ragazza. Che a sua volta mi è, da un certo punto di vista, anch’esso sconosciuto. Di sicuro è più conosciuto dal cazzo di lui.

Se vederlo entrare nella fica era stato sconvolgente, vederlo violarle il culo è qualcosa che non so descrivere. E averlo guidato, quasi spinto dentro, con la mia mano è così umiliante che diventa una delle cose più eccitanti che ho mai fatto.

Lei si è aperta, come niente fosse. Già abituata, probabilmente, e soprattutto così desiderosa di sentirlo e di farmelo vedere che le diventa facile quella pratica da pornostar navigata.

Lei gode, più volte. Lui gode e le palle si alzano spingendo dentro di lei diversi schizzi di sborra. Io godo, in silenzio e in disparte, senza toccarmi.

Il cazzo di lui si sfila, quasi sputato fuori dall’ano di lei che si richiude più lentamente di quel che pensavo. Finalmente ha perso un po’ di consistenza e di volume. Eppure è ancora bellissimo da vedere, così sporco e penzolante.

Incrocio lo sguardo di lui, complice. Poi vado da lei, vergognandomi. Ho voglia di leccarla e accarezzarla ovunque.

Mi chiede se mi è piaciuto. Intende lo spettacolo a cui ho assistito, la situazione che si è creata. Io però istintivamente penso al cazzo di lui. Ho un po’ paura di questi pensieri che mi sembrano omosessuali. Non credo di esserlo. Ma questa sera ho sentito che il protagonista era lui, quel cazzo. Era il simbolo del nostro rapporto cuckold e ne sono stato rapito fin da subito. Quasi quanto lei.

Noi uomini ci diamo fin troppa importanza al cazzo. Ci riduciamo a quello. Ci sentiamo potenti quando lo sentiamo duro fra le nostre mani. Ci sentiamo impotenti quando a dominare la scena è quello di un altro. Ci piace vedere una donna che lo adora. Ad alcuni così tanto che non importa di chi sia il cazzo adorato e siamo pronti ad accettare una gerarchia basata su di esso. Ci piace il cazzo, anche da eterosessuali.

O forse sono solo dei discorsi del cazzo.

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