Stella di mare

…tra le lenzuola

Un nuovo racconto lungo, una delle storie più personali

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Stella di mare

…tra le lenzuola

Quella volta che l’ho detto

Sono steso nudo sul letto a pancia in giù. Sono sudato, fa caldo anche perché abbiamo spento l’aria condizionata della stanza per aprire un po’ la finestra. Il mio respiro sta tornando normale, dopo lo sforzo fisico. Da fuori giungono i rumori della gente nella piazzetta sottostante, piena di locali e ristoranti. Sembra quasi una estate come tutte le altre, ma non era scontato che io e Laura riuscissimo a vederci e temo già che passeranno molti mesi prima di vederla di nuovo.

Lei è seduta sul letto, al mio fianco, con una gamba piegata sotto di sé. Non sembra particolarmente stanca né sudata. Forse perché il grosso dello sforzo nel nostro ultimo amplesso è stato mio. Lei era sotto di me e io la scopavo con foga. Laura mi sta accarezzando la schiena. Sposta in alto e in basso la mano, sfiorandomi con la punta delle dita, ogni tanto mi provoca un brivido.

“Cosa mi racconti?” mi chiede con quel suo accento che mi piace tanto.

“Cosa vuoi che ti racconti? In questo anno non c’è molto da dire. Tutto fermo, tutto sempre uguale.”

“Non hai qualche segreto nuovo da raccontarmi?”

“No… i miei segreti li sai quasi tutti. Sei una delle persone che ne conosce di più. Ad esempio sai di quella coppia che ho incontrato. E poi sei tu stessa uno dei miei segreti.”

“E chi conosce questo tuo segreto? Chi sa di me?”

Mi giro a guardarla con aria pensierosa.

“Una mia amica… sa tutto di te. Ma è una amica virtuale. Non l’ho mai incontrata.”

“E questa amica sa qualche segreto di te che io non so?” Laura è sempre stata una donna molto curiosa.

“Qualcosa sì.” rispondo io un po’ titubante.

Laura è sempre stata capace di ottenere tutto quello che voleva da me. Ha sempre saputo toccarmi nei punti giusti. E questo non è solo un modo di dire, è anche in senso letterale. Resta un po’ in silenzio, continua a sfiorarmi la schiena e poi con la mano scende a sfiorarmi il culo. Laura ha la passione per il mio culo e con un dito si infila fra le chiappe e va a stimolarmi il buchino. Io emetto un gemito di piacere. Sa che lo adoro.

“E non vuoi raccontarmene qualcuno anche a me?” mi domanda provocante e sicura che qualcosa lo otterrà.

Io la lascio giocare un po’ col mio buco. Mi piace e mi eccita e quando fa così sono disposto a esaudire ogni suo desiderio. E quindi decido di dirle una cosa che non sa.

“C’è una cosa che non ti ho mai detto…”

Lei, in risposta a questa mia frase, spinge il dito dentro di me. Io sospiro.

“Ho un sito, un blog, dove scrivo racconti erotici.”

“Davvero?” dice lei con tono entusiasta. “Mi piacerebbe leggerli.”

“Dopo ti dico come trovarlo.” rispondo mentre lei aggiunge un dito a quello già presente.

“E hai scritto anche di me? Hai scritto quello che facciamo.”

“Non proprio. Non ho mai raccontato esattamente la nostra storia. Diciamo che l’ho usata come ispirazione.”

“Perché?”

Non le rispondo subito. Un po’ perché non ho una risposta pronta e un po’ perché intanto mi sto godendo il suo tocco e la sua stimolazione. Laura intanto accelera, dallo sfiorarmi con le dita sulla schiena è passata a infilarmele con intensità e velocità nel culo.

“Forse… forse perché la nostra storia è vera…” incespico nel parlare mentre provo piacere.

Quella volta che le ho scritto

Laura la conobbi alcuni anni fa su internet, su un forum di un sito che aveva anche una sezione dedicata ad argomenti sessuali. Il suo nickname sul forum era Stelladimare, ma io avevo semplicemente risposto ad un suo messaggio con una battuta senza neanche fare caso a chi l’avesse scritto. Lei poco dopo rispose con una risata e dopo qualche minuto mi scrisse nei messaggi privati che quel sito consentiva di inviarsi tra utenti iscritti. Scambiammo qualche parola, facemmo una prima breve conoscenza poi, verso la fine di quella prima conversazione io buttai lì una frase allusiva con doppio senso. Lei mi rispose con una faccina sorridente.

Nei giorni successivi continuammo a scriverci. Si può dire che facemmo amicizia rivelandoci anche un po’ di dettagli personali. Io le dissi il mio nome e lei mi disse di chiamarsi Laura, di essere divorziata e venne fuori che aveva circa quindici anni più di me. Essendoci conosciuti su un forum in cui si parlava di sesso mi sentii libero di parlare molto liberamente anche di quell’argomento e quindi i nostri dialoghi diventarono sempre più incentrati su cose piccanti. Mi sembrò essere una donna molto libera, molto disinibita e quindi mi trovai bene a parlare con lei di tutto. Mi eccitavo ad affrontare certe cose. Le raccontai molte mie fantasie, anche alcune che non avevo mai raccontato a nessuno. Lei, in risposta, mi raccontò alcune sue, ma soprattutto mi descrisse diverse sue esperienze. Non ero sicuro che fosse tutto vero quello che mi raccontava, ma se lo era Laura era decisamente una donna molto… porca.

Sì, non trovai una parola migliore per descrivere l’impressione che mi ero fatto di lei.

Le nostre chat si spostarono da quel forum al telefono. Ci scrivevamo ogni tanto, parlavamo un po’ di tutto ma quasi sempre finivamo a fare sexting. Per diversi mesi tutto rimane così, limitato a scambi testuali. Lei un giorno mi mandò una foto in cui era immortalata, anche se non si vedeva il viso. Sembrava una bella donna. Non gliela avevo chiesta io, me l’aveva mandata solo per farmi vedere il bel posto in cui era, e non me ne chiese una mia in cambio.

Era una amicizia virtuale. Non avevo intenzione di trasformarla in qualcos’altro e apparentemente neanche lei. D’altronde io ero impegnato e anche lei, seppur divorziata, mi aveva fatto capire di avere un compagno, oltre che due figlie.

Quella volta che l’ho vista

Era un giorno freddo ma assolato, dopo alcuni giorni di nebbia e umido. Ero a Milano per lavoro, avevo un incontro con un cliente quella mattina. Avevo parcheggiato e poi preso la metropolitana verso il centro. Avevo sentito arrivare un messaggio sul telefono. Era Laura. Mi chiedeva come stavo. Le risposi distrattamente, in quel momento avevo la testa su altro e non ero certo nella situazione adatta per fare sexting. Le dissi che ero in giro per lavoro, che ero a Milano.

“Ah, che coincidenza! Anche io sono a Milano per qualche giorno.” mi rispose.

Rimasi a fissare quel messaggio a lungo, mentre il vagone della metropolitana si affollava stazione dopo stazione. Scrissi una risposta, poi la cancellai. Poi la riscrissi e rimasi col dito sospeso, incerto se inviarla o no. Ero nervoso. Non ero sicuro. Poi superai l’incertezza e inviai. Subito dopo me ne pentii.

“Potremmo incontrarci, allora ;-)”

A fianco della scritta avevo messo una faccina che faceva l’occhiolino perché fosse chiaro che stessi scherzando. O meglio che forse stessi scherzando, perché non ero sicuro neanche io se parlassi sul serio o no. In ogni caso non volevo proporle qualcosa che fosse contro le sue volontà.

Attesi una sua risposta fissando il telefono per tutto il viaggio. Ma non arrivò. Mi innervosii. Mi pentii di averle mandato quel messaggio, speravo non fraintendesse.

Poi arrivai dal cliente, mi distrassi e non pensai più a Laura, almeno fino al momento in cui mi recai in bagno, in una pausa della riunione. Riaccesi il telefono e controllai i messaggi.

“Perché no?”

Mi aveva risposto e non aveva aggiunto faccine per farmi capire il tono. Era seria? Voleva veramente che ci incontrassimo? E io volevo incontrarla veramente, nel caso? Beh, forse decisamente sì. Ero curioso di vederla. No, in realtà ero eccitato dall’idea di vederla e di fare molto altro. Speravo che un nostro eventuale incontro si sarebbe trasformato in qualcosa di sessuale, ma non ne ero sicuro. I rapporti virtuali sono diversi da quelli reali. Magari lei era molto meno disinibita di quel che diceva di essere.

Non seppi subito cosa risponderle, volevo avere il tempo di riflettere e invece avevo da lavorare. Per cui spensi il telefono e mi ripromisi di pensarci dopo. Poi l’incontro col cliente finì ma rimasi in loro compagnia per il pranzo. Infine li salutai e potei controllare di nuovo il telefono. Avevo visto che era arrivato un altro messaggio.

Ero in piazza Duomo quando tirai fuori il telefono dalla tasca e lo lessi. C’era solo scritto un indirizzo e poi: “Io alloggio qui. Oggi pomeriggio non ho niente da fare.”

Sentii le classiche farfalle nello stomaco. Davvero potevo incontrarmi con Laura? Davvero mi aveva invitato da lei? Iniziai a scrivere una risposta, ma scrivevo e cancellavo. Non sapevo come essere brillante senza apparire troppo impaziente di vederla. Alla fine decisi di chiamarla.

Non ci eravamo mai sentiti a voce. Lei mi sembrò stupita ma piacevolmente colpita dal fatto che l’avessi chiamata. Aveva una bella voce anche se in mezzo al traffico quasi facevo fatica a sentirla. Ci accordammo. Io avevo guardato dove fosse quell’indirizzo e nel giro di dieci minuti sarei potuto arrivare da lei.

Camminai nervosamente per le vie del centro di Milano, seguendo la mappa per arrivare da Laura. Poi le ritelefonai quando ero sotto da lei. Anzi no, in realtà aspettai diversi minuti prima di farlo. Un po’ perché ero arrivato in anticipo, avevo camminato troppo in fretta, e un po’ per non arrivare troppo affannato, sempre per lo stesso motivo dell’aver quasi corso.

Mi aprì. Feci un piano di scale e trovai una porta socchiusa. La spinsi per entrare, col cuore in gola.

Quella volta che abbiamo scopato

L’immagine che mi ero fatto mentalmente di Laura era quella di una bella donna. Appena la vidi per la prima volta pensai che era diversa da come me la ero immaginata. Era, se vogliamo, molto più imperfetta ma non per questo meno bella. Anzi, era molto più interessante di una figura stereotipata di bella donna. Aveva un viso di quelli che mi piacciono, anzi, di quelli che mi eccitano.

Mi sorrise appena entrato. Mi aiutò a togliermi il cappotto. E mi fece un complimento sul mio aspetto. L’impressione che avevamo avuto entrambi, l’uno dell’altra, sembrava essere simile. Ci piacevamo e questo era un sollievo. Il nostro incontro avrebbe potuto rovinare tutto se nel passare dal virtuale al reale fossimo rimasti molto delusi dall’altra persona.

Mi fece sedere sul divano nel salottino del piccolo bilocale in cui alloggiava. Mi offrì qualcosa da bere, credo un caffè anche se ho rimosso parte di quei momenti così emozionalmente intensi. Poi si sedette al mio fianco, raccogliendo le gambe sotto di sé.

Ci guardammo, sorridendo. Io non sapevo bene cosa dire. Lei mi accarezzò un guancia.

“Finalmente ci incontriamo.” disse. “Sei bello, sei dolce, hai degli occhi bellissimi.”

“Grazie. Anche tu sei molto bella.”

Si piegò verso di me e ci baciammo in bocca. Un bacio lungo, intenso, con le lingue che si intrecciarono. Un bacio dolce.

Poi Laura appoggiò una mano sul mio pacco. Sentì che ero diventato duro e allora salì a cavalcioni, sedendocisi sopra. Continuammo a baciarci mentre le nostre zone pubiche premevano l’una contro l’altra. Io le misi le mani prima sulle cosce e poi sul culo.

Lei scivolò all’indietro e si inginocchiò fra le mie gambe armeggiando con le mani con la mia cintura e con i bottoni dei pantaloni. Abbassò i miei boxer e tirò fuori il mio cazzo.

“Cazzo!” esclamò.

“Che c’è?” risposi io un po’ da babbeo.

Laura tastò il mio cazzo, lo strinse con la mano, lo valutò a vista.

“Ma è larghissimo… senti qua…” commentò nutrendo la mia autostima maschile. “Ma hai degli antenati africani?” aggiunse come battuta ridendo.

Io, compiaciuto, attesi che lei lo prendesse in bocca come sembrava apprestarsi a fare. Ma invece si fermò.

“Andiamo a lavarci, prima?” mi disse con quel suo tono gentile ma autoritario che avrei imparato a conoscere.

Ci alzammo in piedi. Io mi sfilai le scarpe poi un po’ goffamente mi spogliai del resto dei vestiti. Per un attimo fui completamente nudo di fronte a lei ancora del tutto vestita. Trovai eccitante quella condizione. Poi Laura fece lo stesso, con molta più eleganza, davanti a me, rimanendo anche lei nuda. Aveva un bel fisico, era più vecchia di me ma in buona forma. Era totalmente depilata, con un tatuaggio vicino al pube.

“Dai, andiamo in bagno.” mi disse e nel farlo mi prese il cazzo in mano e mi tirò. Adorai subito quel suo modo di fare, deciso e sicuro. Aveva esperienza, si vedeva. E sembrava essere porca come appariva nelle nostre chat.

Dopo esserci lavati a vicenda ci spostammo sul letto. E scopammo tutto il pomeriggio. Trovammo abbastanza in fretta una intesa. Un po’ perché conoscevamo le rispettive preferenze sessuali, un po’ perché Laura ci sapeva fare molto bene. Si lasciava scopare oppure prendeva lei l’iniziativa. Non si tirava indietro di fronte a proposte porche ed era ben convinta di prendersi tutto il piacere che voleva.

Ad un certo punto mi ritrovai a pancia in giù, con lei seduta sulle mie gambe per farmi un massaggio alla schiena.

“Che bel culo che hai.” mi disse ed io trovai insolita la cosa. Le ragazze che avevo avuto fino a quel momento non avevano mai fatto apprezzamenti così diretti per quella mia parte del corpo. Laura, invece, ne sembrò fin da subito rapita e appassionata. Lo riempì di elogi e cominciò a massaggiarmelo.

“Ti piace così?” mi chiese mentre le sue dita esploravano la zona dell’ano. “Te l’hanno mai fatto?”

Io annuii. Capitava che la mia donna mi toccasse lì.

“E questo?” aggiunse Laura prima di abbassarsi su di me e di insinuare la sua faccia fra le mie chiappe in cerca del buco da titillare con la sua lingua.

No, nessuna mi aveva mai leccato lì. E invece io lo desideravo ed in effetti era bellissimo. Laura mi leccava il culo e io impazzivo di piacere. Non solo per la sensazione fisica insolita e piacevole ma per il significato del gesto. Per la sua perversione. Una delle parti più nobili del corpo, la lingua, a contatto con la parte più intima, più proibita. C’era anche un qualcosa che mi faceva sentire sottomesso a lei mentre lo faceva. Forse perché in quel momento mi resi conto di essere sotto il suo controllo: se mi provocava il piacere fisico e mentale che mi aveva dato quel pomeriggio poteva fare di me quello che voleva.

Quella volta che mi ha scopato

Laura lavorava nel mondo delle gallerie d’arte e avevo capito che le capitava spesso di essere a Milano per qualche giorno. Anche io per lavoro spesso capitavo in quella città e quindi ci riprovai: ogni volta che ero da quelle parti le scrivevo per sapere se c’era anche lei. Non ci incrociammo per diversi mesi anche se continuavamo a sentirci ogni tanto. Poi finalmente capitò il momento giusto. Mi scrisse prima lei quella volta ed era lì proprio nei giorni attorno alla sera in cui io avevo programmato di assistere ad un concerto rock allo stadio. Anticipai un po’ i miei piani in modo da essere già nel primo pomeriggio in centro. Mangiai allo stesso posto dell’altra volta, come fosse un rituale e poi la chiamai. Quella volta alloggiava in un posto diverso, ma sempre facilmente raggiungibile.

Quando mi accolse ebbi modo di osservarne meglio della volta precedente, perché meno frastornato dalla novità, la sua naturale sensualità ed eleganza erotica. Indossava un vestito aderente e dei tacchi a spillo altissimi che però sapeva portare con molta naturalezza. Era al telefono quando arrivai, stava discutendo con qualcuno di lavoro. Mi fece cenno di accomodarmi mentre lei finiva la telefonata. Spesso alzava gli occhi al cielo e faceva espressioni di disappunto nei confronti del suo interlocutore che chiaramente non poteva vederla. Le fece guardandomi e cercando la mia complicità e questo mi fece ridere. Anche lei sorrise. Poi notai un guizzo nei suoi occhi. Le era venuto in mente qualcosa.

Mi fece cenno di restare seduto sul divano mentre lei si avvicinò. Poi si inginocchiò tra le mie gambe e con una mano iniziò a slacciarmi la cintura. Vista la difficoltà di farlo mentre con l’altra mano reggeva il telefono la aiutai e mi spogliai da solo. Il cazzo intanto mi era diventato già duro. Anzi, a dire il vero, mi si era indurito già appena entrato da lei.

In un attimo dunque rimasi con in pantaloni e mutande abbassati e il cazzo che svettava tenuto in mano da Laura che intanto continuava la telefonata. Percepivo il borbottio della persona all’altro capo del telefono. Lei gli rispondeva ogni tanto a monosillabi, scocciata. Poi si chinò verso di me e prese in bocca il mio cazzo. Ogni tanto si interrompeva per dire qualcosa e poi riprendeva a farmi una lenta e golosa pompa. Era brava a succhiare, ma non era solo quello. Era la perversione di succhiare un cazzo mentre era al telefono con qualcuno ignaro di tutto. Era il fatto che fosse molto evidente che le piacesse molto divertirsi in quel modo.

Le sborrai in faccia mentre lei salutava il suo interlocutore. Appena chiuse la telefonata scoppiò in una risata e poi si buttò su di me per baciarmi, sporcandomi tutta la faccia della mia stessa sborra e facendomela assaggiare direttamente dalle sue labbra.

Poi ci spostammo sul letto. Mi diede tempo di riprendermi e non ci volle molto grazie ad alcune porcate che aveva fatto e che mi raccontò dopo che me le aveva accennate nei suoi messaggi. La scopai con forza e intensità e mentre avevo il cazzo dentro di lei le feci una richiesta:

“Vorrei scoparti anche nel culo.”

Mi guardò con malizia. Ne avevamo parlato spesso nei messaggi. Le avevo confessato la mia fascinazione per quel tipo di rapporto e lei aveva ammesso di gradirlo molto. Durante il nostro primo incontro non era capitato ed io da allora ci pensavo e mi davo dello stupido per non averglielo chiesto.

Usò molto lubrificante e si preparò con le dita davanti a me. Mi disse che la larghezza del mio cazzo lo necessitava. Ma poi lo prese con facilità. Si aprì come una abituata a farlo con frequenza. E anche questo mi eccitò. Mi piaceva che fosse porca, che fosse esperta nello scopare.

Al termine della vigorosa sodomia crollai esausto sul letto. Laura mi guardava appagata e compiaciuta. Mi diede uno schiaffo sul culo e mi disse nuovamente che ce l’avevo molto bello. Poi aggiunse una cosa.

“Ti ho dato il culo, ma ora mi prendo il tuo.”

“Come?” dissi io sorpreso.

Laura saltò giù dal letto ed andò a frugare nella sua valigia. Poi tornò trionfante verso di me sventolando con una mano un grosso dildo di gomma che ondeggiava leggermente denotando una buona rigidità.

“Con questo.” disse divertita.

Non so come la guardai. Un po’ stupito, un po’ spaventato, ma anche tanto incuriosito e intrigato dalla proposta.

Lei assunse un atteggiamento amorevole e di rassicurazione. Mi tranquillizzò e allo stesso tempo aumentò la mia voglia di provare ad essere posseduto analmente. Ci sapeva fare e mi trasmise anche la sua voglia di farlo. Adorava sodomizzare gli uomini, ma raramente le era capitato qualcuno disposto a subirlo come invece ero disposto io.

“Come fai a sapere che io sono disposto a farlo.”

“Lo capisco. Si vede. Sei un porco e non vedi l’ora di sentire com’è.”

Fu bello. Laura fu molto brava. Attenta e paziente all’inizio, in attesa che il mio ano si rilassasse al punto giusto, e poi intensa e dominante. Mi riempì anche di complimenti. Mi disse che ero bellissimo. Mi disse che ero una troia.

Ad un certo punto si posizionò dietro di me. Lasciò il dildo senza più tenerlo con le mani con le quali invece mi afferrò per i fianchi e, con movimenti pelvici, spinse il dildo premendolo con il suo pube. Come se fosse il suo cazzo, come se mi stesse scopando veramente. Venimmo entrambi così, più per il coinvolgimento mentale che per le sole sensazioni fisiche.

Crollò sopra di me, sudati e ansimanti. Io sputai fuori il dildo involontariamente e provocandomi un brivido di piacere e una successiva risata insieme a Laura.

Ci baciammo con tenerezza, poi.

Quella volta che io ho guardato

Abitavamo lontani io e Laura per cui riuscire ad incontrarci era sempre complicato. Qualche volta passavo dalle sue parti ma lei non poteva, altre volte le facevo sapere certi miei spostamenti e lei cercava di organizzarsi per raggiungermi ma poi vari inconvenienti si intromettevano fra di noi. Alla fine ci reincontrammo di nuovo a Milano, che era diventata un po’ la città della nostra relazione da trombamici.

Eravamo entrambi persone esigenti e fantasiose nel sesso. E già il nostro terzo incontro sembrò introdurre una routine che poco soddisfava entrambi. Sesso orale reciproco, io la scopai in figa e in culo e poi lei prese nuovamente il mio culo con il suo cazzo finto. Al termine dell’amplesso eravamo stesi nudi e abbracciati sul letto e parlavamo. Di sesso e di fantasie sessuali. I nostri messaggi scritti diventavano parole.

Laura era incuriosita molto dalle mie fantasie cuckold. Voleva sapere cosa mi eccitasse dell’idea che la mia donna venisse scopata da altri. Si rammaricò che nessuno degli uomini con cui aveva avuto relazioni sentimentali le avesse mai confessato fantasie simili. Io mi rammaricai del fatto che la mia donna non fosse invece porca come lei e disposta a soddisfare queste mie fantasie.

Potevamo parlare liberamente fra noi di queste cose perché sapevamo entrambi che tra me e Laura non ci sarebbe mai stato un coinvolgimento diverso da quello puramente sessuale. Da come ci eravamo conosciuti virtualmente avevamo capito che non eravamo due persone compatibili nella vita normale. Lo eravamo invece, e molto, in quella sessuale.

Laura sembrò pensierosa e quasi dispiaciuta che io non potessi mettere in pratica certe mie fantasie e allora se ne venne fuori con una idea.

“Vuoi fare finta di essere il mio compagno?”

“In che senso?”

“Potrei, ecco… potrei provare a chiamare un mio amico, uno con cui mi vedo ogni tanto. E tu ci guardi. Ti piacerebbe?”

Istintivamente mi toccai il cazzo che già aveva capito dove stavamo andando a parare.

“Chi è?”

“È un ragazzo, è più giovane anche di te. È uno che ha fatto un sacco di soldi con una app. L’ho conosciuto perché l’ho aiutato a investire un po’ di soldi in opere d’arte. Poi siamo finiti a letto. Ha un gran fisico, è molto sportivo. Ha un bel cazzo.”

“E lo scoperesti davanti a me?”

“Sì. Lo facciamo venire qui. Lui mi scopa, tu ci guardi. Come nelle tue fantasie.”

Ero titubante. L’intrusione di uno sconosciuto un po’ mi innervosiva, però nello stesso tempo era un modo per vivere una mia fantasia, anche se non in modo pieno. Laura aveva già preso in mano il telefono. Mi guardava vogliosa e mi aveva preso in mano il cazzo. Come potevo a quel punto rifiutarmi.

“Gli ho scritto. Vediamo se risponde e se può raggiungerci.”

“Ok.” risposi io sopraffatto dall’intraprendenza di Laura.

“Dai, sarai il mio cornuto…”

Cominciò a farmi un pompino dolce e prolungato, interrotto dall’arrivo di un messaggio sul telefono di Laura. Lei lo lesse, sorrise e poi fece partire una telefonata. La ascoltai mentre cercava di convincere questo uomo a venire dove eravamo noi per scoparla davanti ad un altro. Mi resi conto di come non fossi l’unico su cui Laura aveva potere ed esercitava il suo fascino. Capii che lui non avrebbe potuto, ma che davanti alla prospettiva di scoparsi la figa e forse il culo di Laura mandò a monte ogni suo altro impegno.

Ci volle quasi un’ora prima del suo arrivo. Ora che passammo parlando della mia nuova condizione di “cornuto”. Leccai a lungo la figa e il culo di Laura mentre lei mi raccontava di alcune sue scopate con altri.

Poi lui arrivò. Era un bel ragazzo, atletico come l’aveva descritto Laura e intorno ai trent’anni. Lei gli spiegò brevemente la situazione, la mia presenza e il mio ruolo. Lui sembrò non esserne molto interessato. Voleva solo scoparla. In effetti Laura me l’aveva detto: era un gran scopatore ma mentalmente non era contorto e perverso come me.

Fu un bello spettacolo vederli mentre scopavano. Due bei corpi e posizioni da film porno. Non si fecero mancare neanche una bella inculata profonda, con Laura che godette urlando e schizzando. Ma la cosa più bella, più eccitante, che più mi mando fuori di testa fu il modo in cui durante tutto il tempo del rapporto sessuale Laura guardasse me invece che lui. Ci fissavamo negli occhi. Io leggevo sul suo volto il piacere che provava e lei voleva farmelo sentire e allo stesso tempo farmi capire che era lui a provocarlo ma ero anche io che la guardavo. Mi fece veramente sentire un cuckold anche se lei era soltanto la mia amante. Piacque molto anche a lei questa strana condizione. Le piaceva la mia mente perversa e i giochi che avremmo potuto fare.

Quella volta che me l’ha proposto

In un motel, come due amanti qualunque. Ero passato dalle parti dove abitava Laura e le avevo proposto un incontro veloce, una camera in un hotel appena fuori dall’autostrada. La aspettai nel parcheggio, lei arrivò quasi sgommando poi scese dall’auto. Indossava stivali e jeans. Era sempre bella, giovanile e sexy. La baciai. Non c’era nessuno, non ci conosceva nessuno ma era sempre emozionante fare questa cosa proibita.

Scopammo come sempre, con tutte le nostre varianti. Orale, in figa, anale. E poi le variazioni sull’essere attivi e passivi. Io scopavo Laura e poi lei scopava me. O viceversa. Veniva sempre equipaggiata con qualche giocattolo erotico da farmi provare. Un nuovo cazzo finto, un plug anale da indossare tutto il tempo dell’amplesso, un elastico legato attorno alla base del mio pene. Ci divertivamo, esploravamo la nostra sessualità. Forse più io che lei, nel senso che molte cose lei le aveva già provate. Ma, mi diceva, io ero diverso dagli altri dal punto di vista mentale. Gli altri uomini che aveva avuto, compreso il compagno che aveva, erano interessati quasi esclusivamente alla parte fisica del sesso. Io invece godevo e la facevo godere mentalmente. Oltre che avere un gran bel cazzo e un culo ancora più bello, mi ricordava ridendo.

Fu in uno di quegli alberghi che ospitarono i nostri incontri che Laura un giorno se ne venne fuori con una proposta.

Lei era stesa sulla schiena, io ero seduto sopra di lei. Lei indossava un fallo doppio che aveva una estremità che lei si poteva infilare nella figa e l’altra che fuoriusciva come se fosse il suo cazzo e che era ovviamente infilata anche nel mio culo. Io mi muovevo inculandomi e stimolando lei tramite i movimenti che causavo al fallo finto. Ansimavamo e godevamo entrambi. Lei mi maneggiava il cazzo, tenendomi sull’orlo dell’orgasmo.

“Non vorresti provarne uno vero?” mi chiese guardandomi negli occhi.

“In che senso?” domandai fingendo di non capire per non dover rispondere subito.

“Un cazzo vero. Non vorresti sentire com’è essere scopato da un cazzo vero? È diverso, sai.”

“Ma… io non mi sento bisex… non mi attraggono gli uomini.”

“Che c’entra? Ti piace avere un cazzo nel culo, no? E poi lo faresti davanti a me. Sarebbe un gioco fra noi. Mi piacerebbe molto vederti insieme ad un uomo.”

“Davvero?”

“Sì. Sarebbe bellissimo.”

“Ma come facciamo. Non si può fare.”

“Però quindi il tuo è un sì? Ti va di provare?”

“Mah, veramente… non lo so… cioè se me lo proponi tu lo sai che non riesco a dirti di no… cioè l’idea che ti piaccia vedermi con un uomo quasi mi fa venire voglia anche a me…”

“Lo sento.”

“Che vuoi dire?”

“Sento come ti è venuto duro il cazzo. Dai, in realtà sei una troia come me e non vedi l’ora di farti sfondare il culo da un cazzo vero.”

“Dai, non dire così.” risposi arrossendo.

“Ti adoro quando ti vergogni delle tue stesse perversioni. Sei un cucciolo.”

Adoravo Laura per le cose che mi faceva uscire, per come mi trasformava, per come mi provocava. Era bello giocare con lei e superare i propri limiti. Era bello quello che grazie a lei riuscivo a realizzare. Però quando metteva troppo in dubbio la mia mascolinità classica dovevo rifarmi e allora la presi, la girai e le feci sentire che quel mio cazzo duro aveva voglia di possederla e di possederla nel culo.

Ma mentre la inculavo lei finì di espormi il suo piano. Aveva un amico, uno con cui scopava ogni tanto fin dai tempi in cui era sposata. Un bel tipo a sentire lei, che in qualcosa anche mi assomigliava. Negli occhi e nel cazzo disse. Era di qualche anno più vecchio di lei, dunque forse quasi una ventina più di me. Neanche lui era bisex ma le aveva confidato che aveva la curiosità di sodomizzare un altro maschio. Un altro maschio etero, possibilmente. Forse per sentirsi potente nel sottometterlo.

Insomma Laura aveva già pianificato tutto e sapeva già che io avrei accettato. Doveva solo farmelo sapere.

Quella volta che c’era lui

Avevo prenotato una notte in un grande e lussuoso hotel nella periferia di Brescia. Laura mi aveva raggiunto nel primo pomeriggio. Ci eravamo rilassati, avevamo passato del tempo nella piscina e nella spa. Un po’ come due innamorati. Non avevamo fatto nulla di sessuale, se non qualche toccatina, qualche provocazione esibizionistica e tante chiacchiere allusive.

Poi era arrivato Giancarlo. Avevamo preso un caffè nel bar dell’hotel e dopo, senza farci notare troppo, lo avevamo fatto salire in camera con noi. Non potei dire che lui mi piacesse, continuavo a non provare nessuna attrazione per qualcuno del mio stesso genere. Però almeno non lo trovavo troppo respingente. Se dovevo farlo con qualcuno lui poteva andare bene. Nonostante l’imbarazzo tra noi, che Laura aiutò a sciogliere.

In stanza io mi spogliai e lo stesso fece Giancarlo, ma per andare prima a farsi una doccia. Notai il suo cazzo: era già duro ma, per fortuna non sembrava essere grosso come il mio come aveva detto Laura. Fisicamente io ero più in forma, complice anche l’età.

Mentre lui si lavava Laura mi fece stendere sul letto, a pancia in giù e cominciò ad accarezzarmi, a leccarmi e a stimolarmi il culo mentre mi riempiva di complimenti e di frasi di sostegno su quello che stavo per fare.

“Ha un culo bellissimo, vero?” disse lei a lui quando lui arrivò e si sedette in fondo al letto.

Poi proseguirono entrambi a stimolarmi e prepararmi. Le dita che si infilavano in me erano alternativamente maschili e femminili.

“Come vuoi essere scopato?” mi sussurrò Laura nell’orecchio, con voce eccitata ed eccitante.

Io non risposi. Ero bloccato. Ci pensò Giancarlo. Mi prese con forza, mi girò e mi sollevo le gambe in alto, aprendole.

“Sì, così, come una troia…” sentii Laura sussurrare.

Aveva ragione Laura, come sempre, un cazzo vero è diverso da uno finto. È diversa soprattutto la sensazione di sopraffazione, di possessione che ti dà un forte e duro corpo maschile mentre ti scopa. Poi è incredibile il calore che senti nelle pareti dell’ano. Un cazzo di gomma è freddo, quello vero quasi ti brucia.

Provai umiliazione a farmi scopare davanti a lei. Mi sentii femminile nell’essere preso e posseduto. Ancora di più quando mi girò a pancia in giù e mi pesò sopra con tutto il suo corpo, inculandomi senza pietà. Non potevo oppormi in quel momento. Non che volessi farlo, ma mi resi conto che in quel frangente ero suo, mi dominava e mi possedeva. Laura si masturbava mentre ci guardava. E mi parlava, mi accarezzava, mi sosteneva, mi incitava, si faceva toccare e leccare. Mi dominava anche lei e mi faceva impazzire.

Rimasi a lungo inerme e steso sul letto, incapace di riprendermi dopo la scopata subita. Immobile e con gli occhi chiusi, mi limitai ad ascoltare quello che succedeva attorno a me. Giancarlo dimostrò molta resistenza, tanto che sospettai che quel suo cazzo costantemente duro fosse aiutato da qualche pillola, e non si limitò a scopare me. Era sì incuriosito dall’inculare un maschio, ma sicuramente aveva acconsentito a quell’incontro anche per scopare Laura. Non mi dispiacque che lo fece, anzi l’avermi dominato e lo scopare poi la “mia donna” rientrava pienamente in una delle mie tante fantasie da cuckold.

Quando mi alzai erano stesi sul letto, entrambi a pancia in alto con lui sotto di lei, e la stava sbattendo con la stessa forza e foga che aveva usato con me. La stava inculando. Laura era sopraffatta ma urlava il suo piacere. Mi avvicinai. Il mio cazzo era duro. Mi misi in ginocchio fra le loro gambe aperte. Appoggiai il cazzo alla figa di Laura che solo in quel momento si accorse di me. Il modo in cui mi guardò fu estremamente eccitante. Voleva godere, voleva il piacere più di ogni altra cosa. Quasi mi tirò a sé con lo sguardo. Ed io in effetti mi spinsi un po’ in avanti, aprendole le labbra della figa con la punta del cazzo.

Rimasi quasi fermo mentre sotto Giancarlo stantuffava nel culo di Laura. Il mio cazzo entrò come niente nella sua figa. Lei quasi perse i sensi per il piacere di quella doppia penetrazione.

Quella volta che era quasi amore

Quella notte fu la prima che passammo insieme. Il suo amico se ne andò subito dopo la scopata. Doveva tornare dalla moglie. Noi due invece continuammo la serata da amanti clandestini. Andammo a cena nel ristorante dell’hotel. Laura era vestita sexy e provocante. Sapevo che sotto non indossava nulla e questo, insieme a tutti i suoi sguardi e atteggiamenti, mi fece stare semi rigido per tutto il tempo della cena.

Ad un certo punto si tolse una scarpa e spinse il piede tra le mie gambe, provocandomi una forte erezione. Questo gesto erotico venne anche notato da un signore poco distante. Lei lo guardò e sorrise. Non so quanto fu seria e quanto scherzasse quando mi chiese se volevo che ci portassimo quell’uomo in camera. Era insaziabile e la adoravo per questo. Ma le dissi, ed era la cosa che volevo di più in quel momento, che volevo passare del tempo solo noi due, dopo quel pomeriggio incredibile.

E quella notte fu romantica. Scopammo a lungo, fino a molto tardi e lo facemmo in maniera diversa dal solito. Io sempre attivo con lei e in modo molto intenso. Una scopata dolce e vigorosa. Il mio cazzo continuamente dentro la sua figa, le nostre bocche sempre attaccate fra loro. In quei lunghi minuti io amai Laura. Il nostro era un rapporto di solo sesso, ma dicono che non può esserci sesso senza amore. In un certo senso è vero, ma perché non puoi non amare una persona con cui fai del sesso così intenso.

Tutto questo non cambiò minimamente il rapporto fra di noi. Funzionavamo così e non potevamo che funzionare così. Nessuno dei due cercava altro.

Quella volta che c’era lei

Altro giro per lavoro, altro messaggio a Laura per sapere se riuscivamo ad incontrarci. Le diedi gli estremi dell’hotel dove avrei passato due notti. Mi scrisse che poteva raggiungermi, ma che non avrebbe potuto restare fuori tutta la notte per questioni familiari. Mi dispiaceva ma l’importante era vederla per scopare. Ma come al solito a lei non bastava e provò a lanciarmi qualche provocazione su qualche nuovo gioco che avremmo potuto fare.

“Che ne dici di questa?” mi scrisse assieme ad un link da aprire, già dal nome del sito che compariva avevo capito la sua idea.

Mi aveva mandato la pagina di un sito di escort, anzi di un sito di escort transessuali, per essere precisi. Vanessa era una bella ragazza, un corpo magro e in forma con le curve giuste frutto di allenamenti in palestra ma anche di interventi chirurgici. Aveva un bel viso femminile e una pelle che testimoniava la sua provenienza sudamericana. Era una bella figa, insomma, una per cui mi sarei girato a guardarla vedendola passare per strada, solo che aveva un piccolo particolare: un cazzo. Neanche tanto piccolo, in realtà.

Ero nervoso nella camera dell’hotel mentre con Laura aspettavamo che Vanessa arrivasse. Avevamo cenato in hotel e flirtato tutto il tempo. Laura sempre bella ed elegantemente provocante. Mi vergognai a scendere per accogliere Vanessa nella hall dell’hotel, già speravo non mi avessero notato mentre facevo salire Laura, non volevo vedessero che avevo anche un’altra ospite e per di più dall’aspetto che ne avrebbe probabilmente fatto capire la professione. Fu Laura, come sempre, a togliermi dall’imbarazzo. Non la fermava niente quando c’era da divertirsi sessualmente. Scese lei ad aspettarla ed io mi immaginai il receptionist che vedeva questa bella donna insieme ad una bella ragazza, entrambe vestite sexy, salire in qualche camera di cui evidentemente non erano ospiti. Mentre rimasi solo in camera mi pentii di non essere sceso, in realtà farmi vedere insieme a quelle due mi avrebbe fatto sentire orgoglioso e invidiato da tanti uomini.

Non posso dire di avere una grande esperienza e dunque non so se la mia impressione è sempre valida o limitata alle situazioni che ho vissuto, ma ho notato una differenza tra il corpo quasi del tutto femminile di Vanessa e i corpi delle donne cui sono stato: la consistenza. Anche la ragazza più in forma con cui sia mai stato non aveva un corpo duro come quello di Vanessa. Era quindi questa sensazione a non farmi mai dimenticare che stavo scopando con una trans e non con una bella ragazza. Certo c’era anche il particolare del cazzo da succhiare e da cui farmi inculare, ma quello in fondo poteva non essere tanto diverso da quello finto di Laura.

Fui felice di aver fatto anche quella esperienza, soprattutto di averla fatta in compagnia di Laura a cui era apparentemente piaciuta tantissimo. Si eccitava a vedermi preso, a giocare a farmi superare i miei limiti. Non posso dire che mi piacque particolarmente l’esperienza in sé, continuavo a preferire sotto tutti i punti di vista (anche nei momenti di mia passività) le femmine. Ma era una cosa da provare. Almeno una volta, almeno fino a che Laura non mi avesse spinto a rifarla.

Prima che Vanessa se ne andasse spinsi Laura a farsi scopare anche lei, ma stavolta non la premiai con un’altra doppia penetrazione. Ero appena venuto dentro al culo di Vanessa, non riuscii a riacquistare la giusta consistenza in così breve tempo, per cui mi limitai a leccarla mentre il cazzo della trans usciva ed entrava in lei.

Rimasti soli scopammo ancora un po’ e poi riaccompagnai Laura al parcheggio dell’hotel. Passando davanti alla reception mi sentii fiero. Avrebbero capito che avevo passato la serata con due donne così sexy, forse avevano anche capito che una di loro fosse transessuale, ma anche questo non mi dispiaceva. Mi piaceva apparire davanti agli occhi di sconosciuti come un libertino porco e perverso. Camminai con Laura fino alla sua auto, tenendola una mano sul culo e poi salutandola con un bacio intenso. Ci guardammo ed entrambi pensammo a quale sarebbe stato il nostro prossimo gioco.

Quella volta nel club

Quella volta Laura venne a Milano apposta per me. Non aveva impegni anche se mi disse che avrebbe cercato magari di organizzare qualcosa per approfittarne, ma lo scopo di entrambi era soltanto uno. Anche io, lo ammetto, mi inventai un motivo per andarci. Affittai una bella stanza e attesi che Laura arrivasse, in ritardo come suo solito. Avevamo comunque qualche ora da passare prima di dare corpo ai nostri piani. Le passammo nudi nel letto, a parlare e a scopare. Poi ci facemmo portare una cena leggera e ci preparammo per uscire. Laura era sexy come sempre, io ero vestito elegante.

Era già abbastanza tardi, per strada c’era poca gente. Parcheggiammo di fronte ad un supermercato e poi, porgendo il braccio a Laura perché si appoggiasse per camminare sicura sui suoi tacchi, entrammo nel locale. Una bella ragazza ci chiese se fossimo già soci e non essendolo ci dovette registrare. Poi entrammo nel locale vero e proprio. C’era musica e coppie sedute su divanetti o che approfittavano del bar o del buffet. Le donne era vestite tutte in modo molto provocante. La musica proveniva da una sala attigua, dove si ballava. Ci spostammo lì dopo aver bevuto un paio di alcolici forti. Osservammo la gente che ballava. C’era una donna che era soltanto in tacchi, calze, reggicalze, perizoma e reggiseno.

“Tu vuoi ballare?” mi urlò Laura nell’orecchio, per farsi sentire.

Io alzai le spalle e scossi la testa.

“Andiamo di sopra, allora.”

Salimmo le scale. Gli ambienti erano bui. C’erano varie stanzette, alcune separate da sbarre, altre da porte con una finestrella per guardare dentro. Poi c’erano stanze più grandi, tutte con dei letti enormi. Arrivammo in una stanza in penombra, illuminata fiocamente da luci rossastre. Dentro c’erano alcune coppie e alcuni uomini, negli angoli o appoggiati alle pareti. Al centro c’erano dei gran materassi rialzati. Nessuno stava facendo niente, tutti si guardavano attorno.

“Ci diamo da fare noi?” mi chiese Laura dopo aver constatato la situazione un po’ smorta.

Si sedette sul grande letto e io rimasi in piedi tra le sue gambe. Ci baciammo e lei iniziò a spogliarmi. In breve fui nudo. Ero l’unico ad esserlo in quella stanza. Tutti gli altri erano ancora spettatori anche se qualcosa iniziava a muoversi. Laura mi diede delle pacche sul culo mentre ci baciavamo. Mi sentii esposto e messo in mostra. Mi piacque quella situazione.

Dopo qualche minuto io e Laura stavamo scopando sul grande letto e attorno a noi altre coppie si erano messe all’opera. Io scopavo Laura e ogni tanto allungavo la mano verso il culo di una donna al mio fianco. Il suo uomo, che si stava facendo succhiare il cazzo, mi guardò compiaciuto. Un’altro si avvicino a noi e, chiedendo il permesso, porse il suo cazzo a Laura in modo che glielo prendesse in bocca. Aveva il mio cazzo in figa e quello di quello sconosciuto in bocca.

La situazione estrema mi fece sborrare ben presto. Mi sfilai da Laura che invitò l’uomo a prendere il mio posto. Subito anche un ragazzo abbastanza giovane si fece avanti. Io, steso a fianco di lei, cominciai a segarmi per riottenere una erezione mentre la guardavo che veniva scopata da due uomini. La scena super eccitante di Laura completamente sopraffatta dai cazzi che la penetravano mi fece tornare il cazzo duro e, dopo averlo rivestito con un preservativo, lo sfogai sulla donna al mio fianco che continuava a succhiare il suo uomo. Aveva un culo bello tondo e burroso. Le entrai in figa e lei urlò di sorpresa. Mollò il cazzo del suo uomo e si lamentò piacevolmente delle mie dimensioni. Lui la zittì rispingendole la testa in basso per farle ingoiare il cazzo. Poi mi invitò ad usare anche il suo buco posteriore.

Ritrovai Laura esausta ma ancora eccitata dopo essere stata scopata da quei due uomini e poi dopo aver lesbicato un po’ con la ragazza di uno dei due.

Cambiammo stanza. Ne scegliemmo una più piccola, solo per noi due, chiusa da sbarre attraverso le quali la gente poteva osservarci. Facemmo un po’ di sesso orale reciproco, ascoltando i complimenti di qualche astante. Poi Laura si mise a leccarmi il culo come le piaceva fare e come io adoravo. Subire quella pratica di fronte ad altre persone fu ancora più eccitante.

Poi si presentò nuovamente l’uomo che già l’aveva scopata insieme al ragazzo poco prima. A Laura lui era piaciuto. Mi chiese se farlo entrare con noi. Io ero titubante, la volevo un po’ solo per me, ma lei mi convinse subito. Così come mi convinse senza troppa difficoltà a leccargli il cazzo insieme a lei o io da solo mentre lei gli leccava il culo o gli infilava dentro qualche dito. Poi l’uomo la scopò e la inculò mentre lei me lo succhiava o mentre io leccavo lei.

Quella serata finì soltanto perché il club privé doveva chiudere. Tornai nella nostra stanza felice e soddisfato. Contento di avere trovato una amica con cui sperimentare quelle trasgressioni. Anche Laura era felicissima. Lei era già stata in posti simili ma, mi spiegò:

“Andarci con te è stato bellissimo, non mi ero mai divertita tanto. Gli altri uomini con cui c’ero stata facevano i gelosi, mi avevano portata in un posto così e poi mi volevano solo per loro… ma come si fa? Tu invece sei diverso…”

Quella volta che ho compiuto gli anni

L’hotel era in una località turistica, ma era fuori stagione ed era una mattina nel mezzo della settimana. Il parcheggio era vuoto. Anche entrando dava l’impressione che non ci fosse nessuno. Parlai col receptionist e gli dissi che avevo prenotato una camera, per poche ore. Pagai e gli dissi che l’altra persona sarebbe arrivata a breve, era in ritardo, come sempre. Non c’era molto da capire e per chi lavora in un hotel non credo fosse una situazione così anomala: eravamo una coppia clandestina, una coppia di amanti. Non me ne vergognavo, anzi ero fiero di quello che avrebbe pensato di me quando avrebbe visto arrivare Laura.

“Buon compleanno.” mi disse sorridendo mentre mi riconsegnava la carta di identità. Infatti quel giorno compivo gli anni. E incontrarmi con Laura era un regalo che le avevo chiesto di farmi.

Quando lei arrivò io le aprii la porta della camera già completamente nudo. Mi piaceva sempre essere vicino a lei così esposto mentre lei era ancora vestita. Ci baciammo appassionatamente, poi lei, quasi con forza pur essendo molto minuta, mi fece girare. Mi appoggiai al tavolo con le mani. Lei mi aprì le gambe, poi si inginocchiò e buttò la faccia fra le mie chiappe. La sua lingua tentò di farsi largo nel mio culo. Adoravo quando faceva così. I primi minuti di quel nostro incontro li passai con la sua lingua nel culo e la sua mano attorno al cazzo. Mi fece venire. Poi mi diede il tempo di riprendermi mentre lei andava sotto la doccia.

“Vorrei il tuo culo, come regalo.” le dissi dopo qualche preliminare orale.

Laura mi guardò sogghignando in modo perverso. Si posizionò. Usò il lubrificante sulle sue dita e se le infilò dietro per preparare il buco.

“Devo prepararmi. Non è facile prenderti lì, lo sai.”

Mentre la guardavo che si toccava per eccitarsi e per allargarsi, da fuori giunsero rumori fastidiosi. C’era qualche lavoro in corso nell’hotel. Rumori di trapani, martellate.

“Non è proprio un sottofondo romantico.” dissi io scherzando con Laura. “Peccato perché altrimenti l’hotel sarebbe molto tranquillo, ho impressione che ci siamo solo noi.”

Quando dissi così a Laura si illuminò lo sguardo, le era venuta in mente qualche idea perversa delle sue.

“Apri la porta.” mi disse.

“Come?” risposi, non capendo a cosa si riferisse.

“Dai, facciamolo con la porta aperta, tanto hai detto tu che non c’è nessuno, no?”

Io la guardai, un po’ ammirato e un po’ spaventato. A volte mi coinvolgeva in cose che mi eccitavano ma che di mia sola iniziativa non avrei mai fatto. E quando faceva così io non riuscivo a dirle di no, anche se una parte di me non era così avventurosa. Ma il cazzo duro, quello vinceva sempre.

“Sei sicura?” le chiesi quasi sperando che stesse scherzando.

Ma non scherzava e l’idea la eccitava forse più che a me. Si appoggiò al tavolo, spingendo il culo all’indietro. Nella posizione in cui ero stato io mentre lei mi leccava l’ano. La inculai così e se qualcuno fosse passato nel corridoio ci avrebbe visto perché la porta alla fine l’avevo aperta. Mi avrebbe visto da dietro, avrebbe visto il mio culo mentre davo delle spinte per scopare Laura. Se fosse passato qualcuno noi non ce ne saremmo neanche accorti. Era eccitante, ancor più che la semplice sodomia su Laura, che era sempre spettacolare.

Poi lei si girò, si sedette sul tavolo facendo sporgere in fuori il suo culo e il suo pube e offrendosi di nuovo a me.

“Ancora nel culo.” mi disse. “Lo sai che lo adoro.”

Il mio cazzo entrò come niente nel suo orifizio morbido. Laura si avvinghiò a me con braccia e gambe. La sollevai. Ci baciammo in bocca.

“Andiamo fuori.” mi ordinò facendo cenno verso la porta.

“Così?” chiesi io sostenendola meglio.

“Sì. Ce la fai?”

Feci qualche passo incerto. Laura era leggera ma comunque non era facile camminare con lei aggrappata a me senza far uscire il mio cazzo dal suo culo. Uscimmo dalla stanza, nel corridoio dell’hotel. La premetti contro la parete, anche per avere qualcos’altro che la sostenesse oltre alle mie sole forze. E in quella posizione ricominciai a spingere di nuovo il mio cazzo dentro di lei. Lei godeva e non aveva timore a farsi sentire, coperta dal rumore degli operai che non troppo lontano da noi continuavano i loro lavori.

“Ti immagini se ora la porta della stanza si chiudesse?” mi sussurrò nell’orecchio ed insieme immaginammo la scena di dover scendere nudi alla reception per spiegare la situazione.

“Sarebbe divertente.” le dissi. Credo che fossi anche sincero, l’eccitazione che lei mi provocava mi avrebbe spinto a fare senza problemi anche una cosa del genere.

“Magari mi faccio scopare anche dal tipo della reception.” insinuò Laura.

“Ti piaceva?” le chiesi.

“Non era male.” mi rispose.

“Oppure andiamo dagli operai e chiediamo se riescono a sfondarci la porta.” le dissi per scherzare e per aggiungere trasgressione alle fantasie.

“Sì, e mi faccio sfondare anche da loro…” rispose lei che non si lasciava mai scappare una provocazione. Adoravo il sorriso che faceva quando immaginava di fare qualche porcata. Ma non pensavo che quel mio suggerimento iperbolico lei lo avrebbe potuto prendere sul serio.

Ci riposammo un po’ sul letto. Faceva caldo e avevamo scopato in posizioni non certo semplici. Chiacchierammo e ci stuzzicammo lievemente l’un l’altra per mantenere comunque un certo livello di eccitazione. Laura giocherellava col mio cazzo moscio e io le tiravo un po’ i capezzoli. Poi rimanemmo un po’ in silenzio, guardandoci negli occhi. Cercavo di leggere dentro di lei e mi accorsi che stava pianificando qualcosa. Aveva una espressione perversa.

“Posso legarti al letto?” mi chiese ma non aspettò neanche la mia risposta e si alzò e cercò nella sua valigia qualcosa di adatto.

Con la cordicella di una sua vestaglia e con un suo reggicalze legò i miei polsi alla testiera in ferro del letto. Poi inscenò vari momenti di provocazione, dal leccarmi il cazzo allo strusciare il suo pube contro la mia faccia, dal leccarmi i piedi all’infilarmi un dito in culo. Io ero inerme nelle sue mani. E nella sua mente perversa. Tutto questo con il sottofondo fastidioso dei lavori edilizi.

“Potrei andare da loro a chiedere se smettono per un po’…” disse Laura sbuffando all’ennesima trapanata fragorosa. Subito dopo aver detto questo mi guardò con un sorriso diabolico. “Vado là e chiedo se possono fare una pausa e… se possono venire qui a trapanarmi… davanti a te…”

La guardai terrorizzato. Temevo fosse capace di farlo. Anzi temevo di volerle dare l’ok a farlo. Sì, mi aveva legato, ma non erano certo nodi inestricabili, se avessi voluto mi sarei potuto liberare. Ma quella condizione mi dava la scusa di non poter intervenire, di non poterla fermare, fingendo di volerlo fare. La osservai che indossava la sua vestaglietta, che non poteva chiudere in vita non avendo la sua cordicella. Poi si mise i tacchi e così, nuda sotto e con la vestaglia lasciata volutamente aperta sul davanti, uscì dalla stanza lanciandomi una ultima occhiata perversa.

Poco dopo i rumori si interruppero. Era veramente andata da loro? Non aveva fatto finta ed era semplicemente rimasta in corridoio per poi rientrare da me e raccontarmi chissà cosa? Già quello mi sarebbe bastato per eccitarmi, sentirla immaginare qualche porcata fatta con quegli operai. Ma poi la sentii tornare. Sentii la sua voce e quella di altri uomini. Entrò in camera, completamente nuda con la vestaglia in mano e seguita da un uomo e da un ragazzo. Non so io che espressione feci. Ero nudo e legato al letto. Non spiccicai mezza parola. Laura si inginocchiò fra loro e gli tirò fuori i cazzi. Cominciò a segarli e leccarli senza mai distogliere il suo sguardo dal mio. Era la cosa più porca che potesse fare.

Poi salì sul letto, mettendosi a quattro zampe sopra alle mie gambe. L’uomo dietro di lei e il ragazzo davanti. Il cazzo di uno da dietro e l’altro in bocca. E io come spettatore privilegiato. Poco dopo invertì le posizioni e infine una terza volta quando, all’annuncio di voler essere scopata anche nel culo l’uomo, facendo valere la sua autorità nei confronti del collega più giovane, pretese di essere lui a poterla inculare. Io sborrai, senza che nessuno neanche mi sfiorasse, nel vedere Laura soddisfare quelle mie fantasie perverse nel giorno del mio compleanno.

Quella volta che vibrava

Mi sentivo in debito con Laura, per tutto quello che mi aveva fatto vivere, e volevo anche io donarle nuove esperienze. Mi organizzai per passare dalla sua città e invitarla fuori a cena. A cena e dopo cena, diciamo, i programmi erano i soliti. Prima di arrivare mi fermai in un sexy shop nella zona industriale.

Andammo a mangiare in un bistrot con dei tavolini in una piazzetta del centro piena di locali e di gente. Poco dopo che ci fummo seduti le annunciai che avevo un regalo per lei e che glielo volevo dare lì. Le porsi una scatolina e le spiegai che avrebbe dovuto andare in bagno ad indossarlo. Lei mi guardò incuriosita e stupita ma ben felice di sottostare ai miei giochi erotici. L’espressione migliore però fu quando la vidi tornare. Con i suoi occhioni mi comunicava che ero pazzo ad averle fatto indossare quel regalo. Si sedette davanti a me e scosse la testa.

“Sei un maiale…” mi sussurrò.

Io tirai fuori il mio telefono, aprii l’app giusta e poi iniziai a muovere su e giù il dito sullo schermo. Laura sobbalzò nel sentire la prima vibrazione, nonostante avesse capito e un po’ se l’aspettasse. Passammo i successivi minuti così, io a farle vibrare ogni tanto il piccolo vibratore comandabile da remoto che lei si era infilata in figa e lei a cercare di mantenere un contegno davanti a tutti. La vedevo contorcersi, mordersi le labbra, nascondere ma neanche troppo i lievi orgasmi che le attraversavano il corpo, dalla figa al cervello e viceversa. Fui un po’ stronzo quando le lanciai delle brevi scariche mentre lei era impegnata ad ordinare i suoi piatti col cameriere.

“Stavi ordinando o stavi flirtando col cameriere?” le chiesi provocandola.

“Fanculo… mi sarei fatta scopare da lui qui sul tavolo davanti a tutti, per colpa di questo aggeggio che mi hai fatto mettere nella figa…”

Le risposi spostando il dito verso l’alto e lasciandolo lì per un po’, causando una lunga e intensa vibrazione. Per fortuna attorno c’era casino ma io che lo sapevo percepivo il lieve rumore della vibrazione. Laura strinse le gambe, si portò una mano tra di esse per cercare di placare il piacere. Se qualcuno la stava osservando avrebbe pensato forse che stava male. O forse avrebbe capito e si sarebbe eccitato a vedere quella donna così distinta e così porca.

“Sto sbrodolando sulla sedia…” mi fece sapere al termine di quelle ondate di piacere.

“Fammi assaggiare.” le dissi porgendole un pezzo di pane e facendole il cenno di portarselo fra le gambe. Lo avevo visto fare in un fumetto di Manara e fu delizioso mangiarsi quel pezzo di pane zuppo degli umori di Laura.

Io avevo preso una stanza poco lontano, ma non ci arrivammo. Nel passeggiare un po’ dopo cena ci ritrovammo in una piazzetta vuota. Laura mi provocò con un bacio intenso e con una mano sul cazzo costantemente duro. Ci nascondemmo come potevamo in un angolo e la scopai lì per lunghi minuti fino all’arrivo di un gruppetto di persone che ci interruppe involontariamente ma ai quali non riuscimmo certo a nascondere del tutto quello che stavamo facendo.

Poi in camera ci arrivammo, per scopare con più calma, ma anche lì non riuscimmo a non osare un po’ e sfogare le nostre voglie di esibizionismo facendolo sul balcone, probabilmente senza essere visti da nessuno, ma chi lo sa.

Al momento di salutarci, poi, Laura mi chiese se non potevo fermarmi lì anche il giorno successivo.

“Perchè?” le chiesi.

“Potrei organizzare una cosa.” mi disse restando volutamente sul vago.

“Che cosa?” chiesi sospettoso e curioso.

“Quella cosa che mi hai detto che vorresti riuscire a fare con me.”

“Io, te e… un’altra donna?” domandai riferendomi ad una fantasia di cui spesso avevamo discusso durante gli ultimi incontri.

“Sì… ci sarebbe però anche un altro uomo, è un problema?”

“Chi sono?”

“Quella coppia di cui ti ho parlato ogni tanto.”

“Dici che ci starebbero?”

“Posso provare a chiederglielo. Se tu domani sei ancora qui posso provare a organizzare.”

“Non so…” iniziai a risponderle. Come al solito di fronte ad ogni sua proposta inizialmente avevo qualche dubbio. Non ero sempre certo di voler mettere in pratica tutte le mie fantasie, avevo sempre timore che si rivelassero meno soddisfacenti di quel che pensavo. Per certi versi era un timore sensato: tutto ciò che facevo con Laura non potevo dire che fosse perfetto come me lo ero immaginato. La realtà era diversa dalle fantasie. Era imperfetta. Spesso era meno appagante, ma altre volte ancor più sorprendente. E valeva sempre la pena provarla, anche solo per togliersi il dubbio. “Cosa potremmo fare con loro? Come sono?”

“Hanno circa la mia età, lei è pazza di me, te l’ho detto. Potresti guardarci mentre lo facciamo, come fa spesso suo marito.”

“E poi? Io potrei scoparla? Lui sarebbe d’accordo?”

“Forse sì… se no lo convinco io, tranquillo.”

“Sai una cosa che mi piacerebbe fare, avendo due donne a disposizione?”

“Forse lo so, ma dimmelo.”

“Vorrei stare in piedi mentre una me lo succhia e l’altra mi lecca il culo.”

Laura ridacchiò.

“Allora provo a sentirli? Provo a organizzare?”

Quella volta che mi manca

“Ciao. Come va?”

Ho inviato un messaggio a Laura. È da un po’ che non la sento. Ancora di più che non la vedo. Come spesso capita lei non mi risponde subito. A volte mi fa anche preoccupare.

“Ciao, caro! Tutto bene! Certo che questo periodo è diventato palloso per le nostre abitudini particolari.”

“Sono contento di sentire che stai bene. Mi manchi. Ci vuole pazienza. Non vedo l’ora di rivederti.”

Sono passati mesi dall’ultima volta e probabilmente ne passeranno altri. Quell’ultimo nostro incontro poi non si è concluso insieme a quella coppia. All’ultimo momento non siamo riusciti ad organizzare. Io mi sono fermato un giorno in più ma ho semplicemente rivisto Laura, noi due soli. In camera, a scopare e parlare, quasi come una coppia normale.

“Sai, ogni tanto vado a leggere qualche tuo racconto.” mi scrive Laura.

“Ah, bene. E ti piacciono?”

“Sì, molto. Spesso sono contorti come sei tu. Però manca qualcosa.”

“Cosa?”

“Il nostro racconto. Perché non l’hai ancora scritto?”

“Ehm, te l’ho detto… preferisco rielaborare e trasformare, senza restare troppo fedele.”

“Ahah, lo so che a te la fedeltà non piace… in nessun senso.”

“Scema.”

“Però mi piacerebbe che raccontassi le cose che abbiamo fatto.”

“Lo so, ma mi sembra che sarebbe solo un elenco di scopate. Verrebbe fuori un film porno, non un film erotico. Non so se mi spiego.”

“Che brutto! Come sminuisci il nostro rapporto!”

“No, scusa, hai ragione. Come sempre. Mi sono espresso male, anzi forse è il contrario. Non riesco a scrivere direttamente di noi perché sono troppo coinvolto.”

“Tu devi ascoltare i miei consigli. Ti ho mai dato un consiglio sbagliato?”

“No.”

“Quando ti ho consigliato come comportarti con quella coppia che dovevi incontrare, mi hai ascoltato?”

“Per fortuna sì.”

“Ecco. Visto che sono più vecchia, anche se non sembro così saggia devi ascoltarmi.”

“Ok.”

“Quindi?”

“Quindi dai, proverò a scrivere di noi due. Ma non è facile, per me non è comunque facile scrivere.”

“Visto che non puoi sfogarti in altro modo, fallo con la scrittura.”

“Ci proverò.”

“E come lo intitoleresti il racconto su noi due?”

“A quello ci ho pensato. Ma è una sorpresa.”

“Dai, dimmelo!”

“No…”

“Sei mai riuscito a non farti convincere da me a fare qualcosa?”

“No…”

“E allora?”

“Ok. Va bene. Lo intitolerei: Stella di mare.”

“Mi piace.”

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