Tamara

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Tamara
Dedicato a L.
colei con cui ho fatto tante cose nuove

I
Tamara la conobbi ad una festa. Era bella ed elegante e non potevo non notarla. I nostri sguardi si incrociarono diverse volte e così mi feci avanti per conoscerla. In realtà, seppi dopo, fu lei ad avermi addocchiato per primo e il suo atteggiamento era volto a far si che mi facessi avanti.
Fu subito molto cordiale e chiacchierammo un po’. Poi le offrii da bere e lei mi propose di ballare un po’. Si mosse in modo sensuale, capii che era molto disponibile a farsi corteggiare da me.
Col passare della serata i segnali di una sua disponibilità aumentarono, fino a quando ad un certo punto mi chiese:
“Mi sembra di aver bevuto un po’ troppo stasera. Ti dispiacerebbe riaccompagnarmi a casa?”
Poteva essere una richiesta innocente, ma avevo il forte sospetto che non lo fosse.
Nel tragitto verso casa sua, mentre io guidavo, lei mi fissava sorridendo.
“Quanti anni ho secondo te?” mi chiese a bruciapelo, una domanda potenzialmente pericolosa.
“Mah, non so. Intorno a quaranta.” dissi mentendo dato che probabilmente era più vicina ai cinquanta, quindi più di una decina più di me.
“Che tesoro che sei.” disse lei accarezzandomi il braccio che muoveva il cambio.
Arrivammo sotto casa sua, una bella casa grande.
“Sono i benefici di aver un ex marito ricco.” commentò lei accorgendosi che ammiravo l’edificio.
“Bene, allora buonanotte, è stato un piacere averti conosciuto.” dissi io dopo qualche istante di silenzio con lei che non sembrava voler scendere dall’auto.
Tamara mi guardò sorridendo.
“Dai, vieni su, ti offro qualcosa da bere.” disse decisa, senza ammettere repliche.
La seguii mentre camminava sculettante sui tacchi nel vialetto verso la porta di casa.
“Accomodati lì, torno subito.” mi disse indicandomi un grande divano nel salotto.
Mi sedetti osservando l’arredamento curato della casa. Ero euforico, era chiaro che l’invito di lei non era solo per bere qualcosa. La conferma la ebbi quando Tamara tornò in salotto. Comparve appoggiandosi allo stipite della porta. Era completamente nuda, le erano rimaste addosso soltanto le scarpe col tacco alto.
“Mi sono accorta di non avere niente da offrirti da bere, ti dispiace?” disse lei con tono sarcastico.
Mi alzai, andai verso di lei e la baciai.

II
Tamara si rivelò una donna molto focosa e golosa di sesso. Quella prima sera trovammo fin da subito una intesa che con altre mie ragazze non avevo mai trovato in mesi di amplessi. Non so se fosse la sua età o semplicemente il suo carattere.
Ero steso sul suo letto a pancia in giù, abbastanza provato dai coiti appena conclusi. Tamara era andata in bagno e dopo qualche minuto, non vedendola tornare, feci per alzarmi e andare a cercarla ma appena girai la testa la vidi sulla porta, che mi guardava. Mi sorrise.
“Sei bello.” mi disse. “Avevo visto bene alla festa, hai un gran bel fisico.”
“Grazie.” e feci per girarmi a pancia in su.
“No, fermo.” mi intimò e venne a sedersi sul letto. “Resta così.”
Appoggiò una mano su una mia natica.
“Hai un culo bellissimo. Te l’hanno mai detto?”
“Mah… veramente no.”
“Mh, sì. È perfetto, muscoloso, non piatto, molto virile… lo guarderei per ore.”
Nessuna donna con cui ero stato aveva mai espresso un tale apprezzamento per quella mia parte del corpo. Quello che diceva Tamara mi inorgogliva, ma un po’ anche mi imbarazzava.
Con la mano sul mio culo prese a massaggiarmelo, a impastarmelo, così come io facevo sempre con il culo delle mie donne.
“Che bello…” mormorava ogni tanto, mentre le sue mani sul mio culo erano diventate due.
Nel muoverle finì con un dito proprio sul mio ano, soffermandosi a toccarlo. Io ebbi un istintivo scatto nel sentire quel contatto insolito.
“Ti dà fastidio se ti tocco qui?” mi chiese premurosa.
Io mi concentrai un attimo sulla sensazione, rilassandomi.
“No, non mi dà fastidio.” le dissi mentre iniziavo ad apprezzare la stimolazione.
Tamara proseguì, massaggiandomi tutta la zona intorno al buco del culo.
“Vieni su.” disse ad un certo punto alzandomi i fianchi.
Rimasi con la faccia sul cuscino, appoggiato sul petto e sulle ginocchia, col culo verso l’alto. Era una posizione che di solito assumeva la donna con cui facevo sesso e che io adoravo. Era una posizione che faceva sentire molto vulnerabili.
Tamara continuava a fare complimenti al mio posteriore e a manipolarlo. Il mio ano era completamente esposto e lei lo stava osservando da vicino. Sentivo il suo respiro. Poi poco dopo sentii qualcosa di umido: la sua lingua.
Mugolai mentre lei mi leccava il culo. Era una cosa che nelle mie fantasie desideravo da tempo, ma nessuna ragazza con cui ero stato si era mai avvicinata alla zona e io mai avevo avuto il coraggio di chiederlo.
“Sei stupendo.” mi disse interrompendosi e scendendo dal letto. “Aspetta un attimo, resta così.”
La sentii frugare in un cassetto, poi la sentii armeggiare con qualcosa. Non la guardai, temendo e sperando di immaginare in modo corretto le sue prossime mosse.
“Rilassati. Non opporti.” mi sussurrò nel momento in cui io sentii qualcosa di freddo, viscido e duro appoggiarsi sullo sfintere esterno del mio ano.
“Ommioddio sei fantastico.” esclamò Tamara dopo che mi aveva infilato fino in fondo un qualche suo sextoy ricoperto di lubrificante.
Mi fece godere, segandomi il cazzo penzolante e muovendo dentro di me quello di plastica.

III
Ero rientrato a casa che albeggiava. Dopo aver scopato avevamo anche parlato un po’, trovandoci a nostro agio l’uno con l’altra.
Avevo dormito qualche ora, risvegliandomi poi intontito e quasi incredulo della notte appena trascorsa. Ripensai a quello che era successo. Il mio cazzo si indurì e mi masturbai dolcemente nel letto ripercorrendo con la mente le scene da poco vissute. Non avevo intenzione di raggiungere l’orgasmo, solo di cullarmi un po’ nel piacere.
Quando però il ricordo giunse a quella pratica per me insolita alla quale mi aveva sottoposto Tamara e un mio dito andò a saggiare la situazione dell’ano, trovandolo morbido e sensibile, la mia eccitazione crebbe e vari schizzi mi sporcarono il petto, fino al collo.
Poco dopo riaccesi il cellulare. Trovai un messaggio di Tamara. L’aveva spedito appena due minuti prima: “Mi piacerebbe rivederti.”
Non riflettei molto e risposi subito istintivamente: “Anche a me.”
La sua risposta fu altrettanto rapida: “Stasera?”
Così come la mia replica: “Ok.”
Mi mandò l’immagine di un bacino e poi mi chiese cosa stessi facendo.
Mi misi a scrivere una risposta sincera, cioè che mi ero appena masturbato ripensando a lei, a quello che avevamo fatto e a quello che lei aveva fatto a me. Poi mi vergognai, cancellai tutto e le scrissi soltanto che mi ero appena svegliato.
Mi domandai se non fossi troppo preso da lei, dopo un solo incontro. Non so se in quel momento fosse così anche per Tamara e se se lo stesse domandando anche lei.
Quello che successe, però, nei giorni successivi fece svanire qualsiasi nostri dubbio. Io e Tamara diventammo una coppia fissa.

IV
“Ma davvero prima di me non te l’aveva fatto nessuna?”
“No, sei stata la prima.”
“Però l’hai accettato senza nessuna difficoltà, sembrava lo desiderassi molto.”
“Qualche volta ci avevo pensato. L’idea mi incuriosiva e intrigava, ma non avrei mai avuto il coraggio di chiederlo. Sentire che prima di tutto tu avevi voglia di farmelo è stato fondamentale.”
“Sono così contenta che ti piaccia. Al mio ex marito ho provato a proporlo diverse volte ma non ha mai voluto. E anche tra gli altri uomini che ho avuto solo qualcuno ha accettato ma un po’ controvoglia, senza lasciarsi veramente andare, senza apprezzarlo in pieno come fai te.”
“Ti sei innamorata di me solo perché me lo faccio mettere nel culo?”
“No, scemo. Perché sei fantastico. Tutto. Culetto compreso. Ahahaha.” rise di gusto. “E tu, invece, perché mi ami?”
“Perché sei una donna imprevedibile, passionale, intelligente. E perché hai un’animo da troia.”

V
Camminavamo mano nella mano per un boulevard di Parigi per il nostro primo viaggio insieme. Tamara era una habitué della capitale francese, conosceva lingua e un sacco di posti.
Passammo di fronte alle vetrine di un grande sexy-shop, con tutta la merce in mostra.
“Dai, entriamo.” fece lei, “Voglio che ci facciamo un regalo.”
Mi trascinò dentro tirandomi per la mano.
“Voglio prendere una di quelle cinture da legare in vita con un cazzo finto attaccato, così ti riesco a scopare sul serio, non più solo infilandotelo tenendolo in mano. Eh, che ne dici?”
Mi lasciai trascinare dal suo entusiasmo. Lei, spudorata com’era, non si fece remore nel rivolgersi alla commessa, una bella ragazza magra dai lunghissimi capelli lisci. Le parlò direttamente in francese, impedendomi di comprendere del tutto cosa si dicessero. Tamara nel discorso mi indicò nello spiegare alla commessa che oggetto cercava e quale ne sarebbe stato l’uso. Io arrossii.
La ragazza ci mostrò la vetrina in cui c’era la scelta di cinture e ci spiegò che c’erano una serie di cazzi finti di varie forme, dimensioni e colori che potevano essere sostituiti al normale dildo in dotazione di ciascuna cintura.
Tamara scelse e prese la scatola di una cintura, ma poi continuò ad osservare con attenzione l’esposizione di cazzi.
“Non va bene quella che hai preso? Andiamo?” feci io continuando ad essere un po’ imbarazzato per la situazione.
“No, voglio aggiungerci un cazzo diverso.”
“Perché? Quello che c’è non va bene?” chiesi un po’ allarmato dalla presenza, nella vetrina, di peni di dimensioni esagerate.
“Ecco. Quello lì secondo me va bene.” disse Tamara indicandone uno di discrete dimensioni di colore scuro sagomato proprio come un pene vero.
“Perché proprio quello?” domandai in parte sollevato dalle dimensioni non eccessive in parte consapevole che non aveva mai usato su di me qualcosa di così grosso.
“Perché è quello che più si avvicina alle dimensioni del tuo cazzo. Voglio incularti con un cazzo uguale al tuo. Voglio farti sentire quello che provo io quando lo fai tu a me. Tu hai un bel cazzone, te l’ho detto, no?”
“Sì, me lo dici sempre…”
“Bene, allora possiamo andare.” e trotterellò sui tacchi verso la cassa tenendo in mano trionfante i suoi nuovi acquisti.
Mentre la ragazza strisciava la carta e inseriva le scatole in un sacchetto con il logo del sexy shop, Tamara si rivolse a me ammiccando divertita:
“Pensa se quando torniamo, al controllo di sicurezza in aeroporto, ci fanno aprire la valigia…”
Si divertiva a mettermi in imbarazzo.
Rientrammo subito in hotel, impazienti di provare i nuovi acquisti.
“Devo dire che per i cazzi hai proprio occhio.” commentai io mentre allo specchio confrontavamo il mio in piena erezione e quello di plastica appena acquistato. La larghezza era identica, mentre in lunghezza quello finto vinceva di poco la sfida.
“Sei bellissima.” dissi a Tamara dopo che aveva indossato la cintura.
“Sei bellissimo.” mi disse lei mentre io mi rendevo conto veramente di quanto fosse largo il mio cazzo.

VI
Tamara con il suo ex marito aveva mantenuto buoni rapporti, talmente buoni da condividere con lui parte delle vacanze, grazie anche al fatto che possedevano ancora insieme una bella casa in Sardegna. Nessuno dei due aveva voluto rinunciare alla sua metà e nessuno dei due voleva rinunciare a passare lì i momenti migliori dell’estate.
La casa, grande, con giardino e vista sul mare, poteva ospitare comodamente sei persone e in quella settimana di agosto saremmo stati noi due, l’ex di Tamara e la sua nuova compagna e una coppia di loro vecchi amici.
Giorgio, l’ex marito, era un uomo corpulento che dimostrava qualche anno più di Tamara. Di carattere appariva subito piuttosto arrogante e egocentrico.
Se tra me e Tamara c’erano circa quindici anni di differenza, tra Giorgio e Vanessa, la sua nuova compagna ce n’erano molti di più. Lei infatti era ancor più giovane di me, avendo intorno ai venticinque anni. Era una bellissima ragazza, con un corpo invidiabile.
Percepii subito, in Tamara, una sorta di invidia, di competizione con il suo giovane rimpiazzo.
La coppia di amici, Luisa e Matteo, erano invece entrambi coetanei di Giorgio e Tamara.
Nei primi giorni di quella vacanza Tamara si rivelò insaziabile dal punto di vista delle voglie sessuali e, diversamente dal solito, particolarmente passiva e sottomessa. Voleva che la scopassi, si offriva completamente e senza negarmi nulla.
“Non mi lascerai per una più giovane, vero?” mi chiese dopo un amplesso con la testa appoggiata al mio petto.
“Perché dovrei? Con te ho tutto quello che desidero.”
“Anche a Giorgio davo tutta me stessa. Ma lui si scopava lo stesso la sua segretaria.”
Le sollevai il volto fra le mani e la baciai in bocca con la lingua. Poi la presi per le spalle, la voltai e le salii sopra.
“Ma dove la trovo una troia come te?” le domandai nell’orecchio mentre spingevo il mio cazzo dentro al suo culo e le tiravo indietro la testa per i capelli. Lei lasciò andare un mugolio.
Mi trovavo bene in quella vacanza. La compagnia, nonostante fosse foriera di possibili imbarazzi per il passato comune tra la mia donna e il suo ex, era in fin dei conti piacevole. Il posto era incantevole. E quella Tamara particolarmente arrendevole e passiva, diversa dal solito, la adoravo. Apprezzavo molto il fatto che nella nostra coppia avessimo tanti modi di rapportarci fra noi, lontano dalla routine.

VII
“Beh, che c’è? Non ti va?” mi chiese Tamara dondolando fra le mani il cazzo finto legato alla cintura.
“No, è che pensavo che in questa vacanza non l’avremmo fatto.”
“E perché?”
“Perché… perché sei stata così passiva in questi giorni…”
“Sì, lo so. Colpa di quella troietta di Vanessa, mi sono sentita in competizione con lei. Ma ora ho voglia di riprendermi quello che è mio: il tuo culo.”
“No, ma poi anche… il fatto che siamo in casa con altri… pensavo non l’avremmo fatto.”
“Che c’è? Ti vergogni? Hai paura che lo scoprano? Hai paura che ti possano sentire mentre mugoli come una puttanella? Ahahah, dai scemo, lo so che hai voglia anche tu.”
Riflettei su questo dialogo. Effettivamente avevo un certo timore che gli altri inquilini della casa venissero a conoscenza delle nostre usanze di letto. Sentivo anche io una certa competizione. Sapevo che il suo ex aveva sempre rifiutato queste pratiche e temevo di apparire debole nei suoi confronti se avesse saputo che io invece mi lasciavo dominare dalla sua ex moglie.
Inoltre provavo imbarazzo all’idea che anche Vanessa lo venisse a sapere. Io e lei eravamo non così distanti di età. Era una bella ragazza. In un altro contesto sicuramente avrei potuto provarci con lei. E anche se non avevo nessuna intenzione di farlo non volevo che lei pensasse a me come meno virile del suo uomo, perché così pensavo avrebbe interpretato la cosa per la sua poca esperienza.
In ogni caso questi pensieri vennero spazzati via dalle spinte di Tamara. Cercai comunque di contenermi e di emettere meno mugolii del solito. Lei se ne accorse subito.
“Non ti piace?” mi chiese con tono sarcastico.
“Sì sì mi piace.” risposi io a bassa voce.
“Ah… è che non ti vuoi far sentire, eh?” disse divertita, “Tranquillo ci penso io.”
Riprese ad incularmi con forza e cominciò anche a parlare, ad alta voce.
“Oooh… sìììì… dai… che bello… aaaaah… dai, sfondami… oh che bello il tuo cazzone nel culo… sìììì… oh quanto mi piace… quanto mi sento troia… aprimi tutta… inculami…”
E così via, in crescendo. Ma non lo faceva con la sua solita voce. Aveva un tono diverso, un tono di scherno. Riprendeva alcune cose che dicevo io normalmente. E tutto ad un tono volto a farsi sentire dagli altri abitanti della casa.
“Dai, smettila.” provai a sussurrare io mentre mi faceva godere.
Alla fine crollò stesa su di me, ridendo.
“Che troia che sei.” commentai.
“Ahahah, è stato divertente. Ti ho solo imitato… sei tu la troia.”

VIII
Un giorno io e Giorgio andammo a giocare a tennis. Nonostante la differenza di età e di mobilità sul campo vinse lui. Finita la partita andammo negli spogliatoi, a fare la doccia.
Mi stavo insaponando, sotto il getto dell’acqua, e con la coda dell’occhio notai che lui mi fissava. Mi girai e lui non distolse lo sguardo che andava su e giù lungo il mio corpo.
“Complimenti per la partita.” dissi io per stemperare il momento di imbarazzo.
Lui annuì e continuò a fissarmi.
“E a te complimenti per il fisico…” disse in modo ambiguo.
“Ah… grazie.”
“Capisco bene perché Tamara ti abbia scelto…”
“Beh… io capisco bene perché tu hai scelto Vanessa.” risposi pentendomi subito di aver scelto questa replica, non sapevo come l’avrebbe presa.
“Eh sì… è una gran figa… e poi vuoi sapere una cosa?”
“Dimmi.” dissi sollevato che l’attenzione del discorso non fosse più su di me e che lui non si fosse offeso per il complimento alla sua ragazza.
“È anche una bella porcellina. Certo non ai livelli di Tamara, e immagino tu sappia a cosa mi riferisco, ma è giovane e verrà su bene.”
“Eh, certo.” risposi imbarazzato anche per il riferimento alla troiaggine di Tamara.
Notai che Giorgio si prese il cazzo in mano mentre parlava della sua ragazza. Mi girai, dandogli le spalle, per non guardarlo nel caso si fosse messo a masturbarsi. Ci furono alcuni istanti di silenzio. Si sentiva solo il rumore dell’acqua delle docce e quello che poteva essere il rumore di un uomo che si stava tirando una sega.
Improvvisamente sentii una spinta alle mie spalle e venni spostato contro il muro della doccia. Il corpo di Giorgio aderì alla mia schiena e lui con una mano mi prese un polso piegandomi il braccio all’indietro e immobilizzandomi. Ero compresso tra le piastrelle e il suo corpo. Il suo cazzo, inequivocabilmente duro, era appoggiato nell’incavo delle mie chiappe.
“Hai veramente un bel fisico… fai venire una gran voglia di…”
“Ehi, che cazzo fai? Smettila! Lasciami!”
Aumentò la stretta intorno al polso e la torsione del braccio, aumentò la pressione della sua pancia sulla mia schiena e della sua asta duro contro il mio sedere.
“Fermati!”
Mi lasciò, si staccò, e scoppiò a ridere.
“Dai, tranquillo, non voglio mica stuprarti…”
Io mi girai, massaggiandomi il polso. Lo guardai. Lo sguardo mi cadde anche fra le sue gambe, sotto la sua pancia, dove il suo cazzo svettava turgido.
“Era solo un modo per farti sentire la voglia che mi hai fatto nascere. Era solo un modo per farti capire che, se vuoi…”
“Ma che cazzo… ma vaffanculo, non si fa così… perché cazzo pensi che io voglia…?”
“Mmh, mi sembri il tipo. Ti ho visto insieme a Tamara. Secondo me con lei sei anche passivo… sbaglio?”
“Ma vaffanculo.” conclusi e chiusi l’acqua della doccia, tornando verso lo spogliatoio.
Non facemmo più cenno a questo episodio, né nel tornare dal circolo del tennis verso casa, né più tardi durante o dopo la cena.

IX
Il mattino dopo noi tre uomini della casa stavamo guardando dello sport in tv. Arrivarono Tamara, Vanessa e Luisa, tutte ben vestite, con occhiali da sole, cappelli e borsette.
“Noi andiamo in paese a fare un po’ di shopping, vi dispiace?”
“Volete compagnia?” chiese Giorgio, con tono burbero.
“Non c’è bisogno, andiamo da sole.” rispose Tamara.
“Se non vi dispiace vi accompagno io, invece, ho bisogno anche di fare qualche acquisto.” disse Matteo.
“Ok, non è un problema.” risposero le donne.
Cinque minuti dopo, quando gli altri se ne erano andati, mi accorsi che gli occhi di Giorgio non erano più puntati sulla televisione ma verso di me.
“Che c’è?” chiesi infastidito.
“Siamo rimasti soli. Hai pensato a quello che ti ho detto ieri?”
Guardai la televisione. Una squadra stava esultando, ma non sapevo perché, la mia mente era altrove.

X
Ero steso nudo nel letto. La stanza era buia. Dalla finestra aperta entrava una brezza rinfrescante. Sentii Tamara uscire dal bagno, ma ero su un fianco e le davo le spalle. Anche lei si stese sul letto e mi abbracciò da dietro. Il suo corpo fresco di doccia aderiva al mio. Era anche lei nuda.
Con la mano del braccio che aveva fatto passare sotto al mio collo mi accarezzò il petto. Con l’altra invece scese ad agguantare il mio cazzo che già si era messo sull’attenti. Per diversi minuti mi masturbò lentamente e dolcemente, senza dire niente.
“Cosa hai fatto con Giorgio quando siete rimasti soli?” mi sussurrò all’orecchio rompendo il silenzio.
Io cercai di non far percepire uno scatto di nervosismo e disagio che quella domanda mi provocò, ma ebbi subito timore di non averlo nascosto a sufficienza, essendo stato colto di sorpresa.
“Mah… niente. Abbiamo guardato la partita.”
Tamara sembrò accontentarsi della risposta dato che per altri minuti non disse altro e si limitò a massaggiarmi il cazzo che, intanto, si era un po’ ammosciato.
“Guarda che me lo puoi dire.” disse improvvisamente.
“Cosa?” risposi scocciato.
“Quello che hai fatto.”
“Perché cosa avrei fatto?” ero sulla difensiva.
“Io non so cosa hai fatto. Posso solo immaginarlo. Ma vorrei sentirlo da te.”
Rimasi in silenzio non sapendo cosa dire. Sapeva qualcosa? Lui glielo aveva detto? Potevo negare oppure era meglio confessare?
Lasciò andare il mio cazzo e spostò la mano dirigendola fra le mie chiappe. Stava per toccarmi il buco quando io istintivamente mi ritrassi. Avevo paura che sentendolo lei capisse, come se potesse essere diverso dal solito.
“Che c’è?” mi fece lei.
“Niente.”
Mi guardò negli occhi con aria di rimprovero, come una madre che spinge il figlio a raccontarle la marachella appena commessa.

XI
A notta fonda venni svegliato da Tamara che mi aveva spinto facendomi stendere sulla schiena ed era salita col suo corpo sopra di me.
Strusciò la figa sul mio cazzo per un po’, per fargli riprendere vigore, e poi si impalò. Si fece scopare fissandomi negli occhi e muovendo il suo corpo sinuosamente sul mio.
“Non vuoi dirmelo?” mi chiese durante la sua cavalcata. Io scossi la testa.
Si sfilò e si girò, rivolgendo verso di me la schiena. Prese con la mano il cazzo e se lo appoggiò fra le chiappe.
“Se non ti guardo in faccia riesci a dirmelo? Se ti faccio entrare nel mio culetto me lo dici?”
Io avevo impiegato qualche istante a riprendermi dal risveglio improvviso. Quando fui più lucido mi tirai su, la afferrai per le braccia e la spinsi di lato, ribaltando la situazione. Ora ero io sopra di lei, posizionata a pecorina. Le puntai il cazzo sullo sfintere anale e spinsi, entrando in lei.
“Oooh, sì. Mettimelo nel culo.”
La scopai con foga e quasi rabbia. Lei apprezzava ma non stava zitta.
“Hai bisogno di sentirti dominante per trovare il coraggio di dirmelo, eh? Ora ce la fai a confessarmi cosa hai fatto?”
“Stai zitta, puttana!”

XII
Mi svegliai al mattino con la lingua di Tamara che frugava tra le mie chiappe. Mi godetti la sensazione, ben presto seguita da quella, altrettanto familiare, della punta gommosa coperta di gel lubrificante di uno dei nostri giochi. Lo spinse inesorabilmente tutto dentro di me e poi si stese sulla mia schiena, con la faccia adagiata nell’incavo del mio collo.
“Avete scopato?” mi chiese a bassa voce.
Io annuii, quasi impercettibilmente.
“Lui ti ha scopato.” precisò con una affermazione la domanda precedente.
“Sì.”
“Come è stato?”
“Ehm… diverso.”
“Più bello di quando ti inculo io?”
“No… no. Con te è meglio, ma è stato diverso.”
“Ad esempio in cosa?”
“Non so… ad esempio il cazzo è caldo, quelli finti no.”
“Ahahah, è vero, hai ragione. E poi? Ci è andato giù forte, come suo solito?” chiese facendomi capire che ben ricordava le usanze dell’ex marito.
“Sì…” dissi girando la faccia quasi vergognandomi.
Non mi fece altre domande. Scivolò giù dalla mia schiena e mi fece sollevare un po’ i fianchi. Con la testa andò sotto e prese in bocca il mio cazzo. Mi fece un lungo pompino mentre con la mano manipolava il cazzo finto nel mio culo. Le riempii la bocca.
“C’è una sola che mi dispiace.” mi disse mentre ci vestivamo per uscire dalla nostra camera.
“Cosa?” chiesi preoccupato.
“Che non vi ho visto mentre lo facevate.”

XIII
“Allora sei sicuro? Te la senti?” mi chiese premurosa mentre mi accarezzava il culo.
Io annuii.
“Grazie, tesoro. Ti amo.” mi schioccò un bacio su una chiappa e poi si alzò di scatto correndo fuori dalla stanza.
Quando tornò era in compagnia di Giorgio. Io ero steso a pancia in giù nel letto, completamente nudo. Ebbi un sussulto quando mi accorsi che insieme a loro c’era anche Vanessa.
Tamara si sedette al mio fianco, le feci cenno di avvicinarsi per poterle parlare nell’orecchio.
“Ma c’è anche lei!” dissi seccato indicando di lato con gli occhi.
“Sì, ti dispiace?”
“Sì, cazzo. Mi vergogno.”
“Lo so, tesoro. Sei bellissimo quando ti vergogni.”
Mi diede uno schiaffetto sul culo e poi, facendosi sentire da tutti:
“Dai, su, mettiti in posizione!”
Rassegnato mi tirai su, appoggiandomi sui gomiti e sulle ginocchia, con i piedi fuori dal letto. Lui intanto si stava spogliando, mentre la sua ragazza si era appoggiata al muro e ci guardava, con aria quasi annoiata.
“Vanessa, vuoi fare tu?” disse Tamara porgendole il tubetto di gel lubrificante.
“Ok.”
Udii il rumore di risucchio del gel che veniva sputato fuori e poi sentii delle dita affusolate accarezzarmi i contorni dell’ano e spingersi timidamente dentro, ungendomi tutto.
“Ahaha.” rise Tamara, “Intendevo se volevi ungere il cazzo del tuo uomo, ma va bene anche così!”
“Oh, scusa.” disse lei senza però interrompere la sua opera su di me.
Ebbi la chiara impressione che fosse tutto preparato per soddisfare la mente perversa di Tamara, ma non ebbi modo di rifletterci su a lungo perché il suo ex marito fu rapido nell’approfittare di me.
Infilò il suo lungo cazzo dentro di me e cominciò a sbattermi con poca delicatezza. Le due donne osservavano compiaciute. Mi sentivo umiliato e degradato. Mi vergognavo di essere così davanti alla mia donna e davanti ad una ragazza bellissima più giovane di me. Mi sentivo sottomesso all’ex uomo della mia donna, sminuito nel mio ruolo di maschio.
Eppure tutto ciò mi causava una eccitazione inaspettata. Mentre lui mi stava inculando dal mio cazzo durissimo sgorgarono gocce di sperma.

XIV
Giacevo sfinito nel letto dopo essere stato scopato in tante posizioni.
“Sei stato bravissimo.” mi disse Tamara abbracciandomi. “Ti amo.”
“Anche io.”
Ripensai a dove mi aveva portato il rapporto con lei. Eravamo sempre più complici, ma non ancora del tutto.
“C’è una cosa che voglio sapere.” dissi di punto in bianco, “Ma mi devi dire la verità.”
“Dimmi.” rispose lei un po’ preoccupata.
“Lui mi ha detto una cosa nell’orecchio mentre mi scopava, quando era crollato su di me con tutto il suo peso.”
“Che cosa?”
“Mi ha detto: ‘Lo sai vero che fin dall’inizio è stata Tamara a chiedermi di scoparti?’.”
Lei non mi rispose subito, sembro prima valutare le mie possibili reazioni.
“Se fosse vero ti arrabbieresti con me?”
“Questa tua risposta mi sembra tanto una confessione.”
“È vero, ho organizzato tutto io. L’idea di farti scopare dal mio ex marito mi era entrata in testa e mi faceva impazzire. Sapevo che lui non si sarebbe tirato indietro, contavo sulla sua voglia di ristabilire una sorta di supremazia nei confronti del mio nuovo compagno. Scusami, non dovevo usarti in questo modo.”
“Non avresti dovuto, no. Ma è andato tutto bene. È stato piacevole per tutti.”
“Quindi mi perdoni?”
“Forse potresti fare qualcosa per farti perdonare.”
“Dimmi cosa, faccio tutto quello che vuoi.”
La guardai con una espressione diabolica.
“Trova il modo di farmi scopare con Vanessa.”
Tamara incassò il colpo, l’avevo colpita nel suo punto debole: il confronto con la giovane e bella ragazza.
“Va bene, te lo meriti.” disse poi rassegnata.

XV
L’ultimo giorno di vacanza ero sceso in spiaggia al mattino presto da solo perché avevo bisogno di un po’ di solitudine. Verso metà mattina vidi scendere dal sentiero in mezzo alla macchia mediterranea Vanessa, con un copricostume bianco. Mi vide e si venne a stendere vicino a me. Rimase in topless, come sempre, e con uno striminzito tanga. A guardarla mi eccitavo, ma ero un po’ in imbarazzo ad essere in sua compagnia, dopo gli avvenimenti degli ultimi giorni.
“Ah, Luisa e Matteo sono partiti, ti salutano.” mi informò.
“Ah.” commentai non sapendo cos’altro aggiungere.
“Sì, hanno anticipato un po’ la partenza.”
Eravamo dunque rimasti noi quattro. Era l’ultimo giorno ed io con Vanessa non avevo scopato e probabilmente non l’avrei fatto. Anche in quel momento che ero rimasto solo con lei non sapevo come e se farmi avanti.
Si era fatta quasi ora di pranzo e dunque tornammo a casa. Rientrammo salutando ad alta voce ma senza ricevere risposta. Ci guardammo attorno per vedere dove fossero i nostri rispettivi partner quando notai Vanessa che improvvisamente si bloccò con lo sguardo rivolto verso il giardino attraverso le vetrate. Mi affiancai a lei per osservare cosa l’avesse fatta bloccare.
Sul prato, davanti alla piscina, c’erano Giorgio e Tamara. Lei era con la faccia a terra e il culo in alto, puntellata sulle ginocchia. Lui, sopra di lei, la fotteva quasi con violenza, molto probabilmente la stava sodomizzando. Lei non l’avevo mai vista così sopraffatta e sottomessa. Con me non era mai stata così totalmente passiva.
Sentii al mio fianco il respiro di Vanessa che si era fatto un po’ ansimante. Mi accorsi che si stava toccando in mezzo alle gambe da sopra al costume.
“Ti piace quello che stai vedendo?” le chiesi nell’orecchio.
“Sì.” mormorò lei mordendosi le labbra. “E a te?” aggiunse poco dopo.
Non aspettò la mia risposta. Si girò e ci guardammo negli occhi a pochi centimetri di distanza.
“Andiamo in camera.” mi sussurrò.
Appena prima di imboccare il corridoio vidi con la coda dell’occhio che lui si era sfilato dalla mia donna nel momento giusto in modo da poterle schizzare di sborra tutta la schiena. Il viso di lei era fermo in un’espressione di godimento a bocca aperta.
Poi girai lo sguardo e vidi il culetto di Vanessa e per un po’ dimenticai la scena che avevo appena visto. La seguii fino alla nostra camera, stupendomi che andasse nella nostra e non nella loro, ma poco mi importava. Si denudò completamente nel tragitto ed io la imitai lasciando per terra i pochi vestiti che indossavamo.
Ci sedemmo sul letto e cominciammo a baciarci. Con le dita giocavo con i suoi capezzoli appuntiti mentre lei mi aveva preso in mano il cazzo. Poi mi spinse e mi fece stendere sul letto. Mi salì sopra ed andò a sedersi sulla mia faccia facendomi leccare figa e culo.
“Scusami se faccio così,” mi disse inaspettatamente, “ma con Giorgio capirai che non mi lascia essere così… così intraprendente…”
“Così dominante?” chiesi in un momento in cui lasciò libera la mia bocca.
“Sì, ecco, dominante. Con te invece mi sembra di poterlo essere, no?”
Non risposi anche perché non me ne diede modo, premendo e muovendo la sua figa sulla mia faccia. Ero stupito da questo suo atteggiamento. Era sempre sembrata molto remissiva ma capivo in quel momento che era dovuto all’atteggiamento della loro coppia. Invece sapendo come ero io con Tamara ne stava approfittando per sperimentare una cosa nuova. Io gradivo anche se speravo poi di avere modo di scoparla per bene e di sottometterla a mia volta. Subire anche da lei una dominazione era abbastanza umiliante, visto anche la sua giovane età.
“Dove lo tiene Tamara?” mi chiese ad un certo punto sollevandosi ed allungandosi verso il comodino a fianco del letto.
“Co… cosa?” chiesi io ansimante.
“Ah, eccolo.” esclamò trionfante mostrandomi cosa aveva estratto dal cassetto: lo strap-on di Tamara.
“Posso?” mi chiese mentre scendeva dal letto e provava ad indossarlo. “Eh? Posso provare ad usarlo con te? Con Giorgio non potrei mai, ma sono curiosa.”
Era così entusiasta che non ebbi il coraggio di rifiutarmi. Le indicai solo di usare il lubrificante che stava anch’esso nel cassetto. Subito dopo assunsi la classica posizione a quattro zampe, in attesa che lei si sistemasse per incularmi.
“No, stenditi sulla schiena, voglio guardarti in faccia mentre lo faccio.”
E fu così che, con me a gambe aperte e sollevate, quella ragazza sperimentò per la prima volta cosa voleva dire scopare un uomo con un fallo finto. Eravamo ancora in quella posizione quando notai che, appoggiata allo stipite della porta della camera, Tamara ci stava guardando, nuda e sorridente.
Si avvicinò a noi. Io avvampai di imbarazzo, nonostante tutto. Baciò Vanessa sulla bocca e le sfiorò il corpo con una mano.
“Brava.” le sussurrò, poi si chinò su di me.
Mi baciò in bocca.
“Che troietta che sei, amore mio.” mi disse. “Era così che volevi scopartela?” mi canzonò mentre veniva colpita dagli schizzi di sborra che la sega di Vanessa stava causando.